BELLO COME UN CPR CHE BRUCIA


La sinistra ipocrita, che stigmatizza il CPR in Albania, dimentica non solo che i CPR sono stati introdotti da importanti personalità del PD al servizio dell’imperialismo ma anche che il paradigma che porta al CPR albanese è lo stesso del CPR presente a Macomer. Quest’ultimo è utilizzato perlopiù a scopo punitivo (i migranti più riottosi vengono rinchiusi negli ancora più punitivi famigerati moduli B e C), un tempo carcere speciale durante il periodo degli attentati attribuiti agli islamici, chiuso e riutilizzato per i migranti in detenzione amministrativa. Situato in un avvallamento nella zona industriale della cittadina, fortemente militarizzata sin dal dopoguerra, esposto al caldo e al freddo, con
molte celle sotto il livello stradale, ai prigionieri non vengono dati né scarpe, né vestiti, né coperte, e sono costretti a vivere in celle con bagni senza porte, con “sale” esterne alle celle senza la possibilità di sedersi (sedie e porte potrebbero secondo lo Stato essere utilizzati come corpi contundenti in caso di rivolta), e a nutrirsi con cibi schifosi e psicofarmaci, controllati da un personale che può usare
contro di essi la violenza più bestiale in quanto protetto da polizia, carabinieri, guardia di finanza ed esercito. Tutto questo mentre le società o “cooperative” che gestiscono a turno la struttura, vengono scelte dalla Prefettura di Nuoro, in base a criteri incomprensibili in quanto è noto che spesso siano prive dei requisiti previsti dalle anche dalle loro leggi dietro la cui copertura dicono di agire. I
migranti, di cui spesso non si conoscono neppure i nomi, a cui non viene data la possibilità di difendersi tramite un avvocato, e di potere telefonare senza essere ascoltati dalle guardie, per lo Stato devono potere essere annientati psicologicamente e fisicamente senza che nessuno se ne avveda in modo che, in futuro, molti cittadini possano dire “non sapevo” e chi tra i migranti è libero, ma in situazione irregolare, viva nel terrore. I democratici preferiscono accontentarsi delle visite, interviste ed interrogazioni inconcludenti (ma utilissime a raccogliere
voti tra chi pensa che l’azione politica consista nell’atto elettorale) rilasciate dagli alacri deputati del centrosinistra e dai loro portaborse.
Tutto questo non è molto diverso da quanto accade nei CPR del resto di Italia ma il CPR di Macomer ha qualcosa in più. Invisibile per chi non voglia vedere, ai solidal* e ai cittadini che vogliano portare supportare i prigionieri è impedito (caso unico in Italia) avvicinarsi a meno di 500 metri dalla struttura, pena fogli di via, denunce, intimidazioni, ritorsioni e quant’altro che il questore Polverino eroga con estrema facilità. Non è necessario commettere qualche reato, alla Questura di Nuoro basta il psicoreato di pensare all’eliminazione dei CPR per agire repentinamente tentando di scoraggiare chi si batte contro questi lager e allo stesso tempo fare in modo che della repressione si parli il meno possibile.
Del resto, gli enormi investimenti in spese militari, forse senza precedenti, che impoveriscono ulteriormente lavoratori e sfruttati, richiedono con urgenza di disporre di un nemico da utilizzare per giustificare ogni macelleria militare e sociale ad un’opinione pubblica stordita dai social e dai bombardamenti mediatici sulla sicurezza. La soluzione più facile, per il sistema e lo Stato che lo serve, è
agire con violenza sui sintomi facendo in modo che le cause, ossia il sistema imperialistico e coloniale, basato sullo sfruttamento sino alla morte dei più poveri e di chi si ribella, non venga colpito. Per questo viene introdotta la categoria del nemico, sia interno che esterno, a cui viene dedicato un diritto penale particolare che colpisce per quello che sei, o pensi, a prescindere da quello che fai. I nuovi reati che vengono introdotti settimanalmente, le misure di prevenzione, il carcere,
la tortura sono un utile monito verso chi non sia ancora convinto di schierarsi dalla parte dello Stato.
In questa logica possiamo spiegare i decreti di guerra, emessi quasi
mensilmente, che rilanciano norme per il controllo ogni dissenso in qualunque forma si manifesti. Fra questi i ddl 1660 e 1004 suscitano moderata indignazione addirittura nella sinistra democratica ma solo perché svelano che il “re è nudo”.
Decreti scritti in maniera ambigua per dare la possibilità ai giudici di interpretarli variando la fattispecie di reato e colpire più pesantemente. Così una manifestazione non autorizzata può, secondo la valutazione dello sbirro e del giudice di turno, diventare un blocco stradale, un rifiuto di ubbidienza alle guardie carcerarie diventare resistenza passiva e quindi essere equiparata alla rivolta contro cui sono stati approntati nuovi corpi speciali di intervento, mentre il possesso di libri che contengano riferimenti ad azioni rivoluzionarie può condurre
all’arresto per terrorismo (il cosiddetto “terrorismo della parola”).
Intanto il tribunale di Sassari continua ad emanare decreti penali di condanna per i compagn* che portano solidarietà ad Alfredo e ai prigionieri di Bancali, a Badu ‘e Carros vengono trasferiti i prigionieri che comunicano con i solidal* anche solo per chiedere libri, mentre a Cagliari e Irgoli vengono detenuti, con operazioni di polizia degne di serie televisive poliziesche, compagni accusati, senza prove, di
rapina.
Se a tutto ciò si aggiungono le norme scritte appositamente per colpire minorenni, poveri, senzatetto e i migranti e per coprire ancora di più qualunque violenza o azione di infiltrazione di sbirri e/o militari, appare chiaro che l’agibilità per chi non si piega si riduce ulteriormente. Questo perché le conseguenze di un’azione che riesca a colpire anche solo simbolicamente il sistema sono il carcere, la tortura e la violenza senza fine come accade per molt* compagn. Non possiamo fingere che a Macomer non succeda niente e scandalizzarci se un’operazione di cui lo Stato è soddisfatto venga riproposta in maniera più sofisticata come accade in Albania. Non possiamo ignorare che diverse picole e medie imprese sarde guadagnano dal CPR. Siamo convinti che l’unico modo per protestare contro le regole sia infrangerle; quanto più il sistema ha paura più cerca di incuterne a chi si oppone, normalizzando l’uso della violenza senza limiti verso chi non si adegua. La libertà non può essere concessa dal potere, la libertà ce la dobbiamo prendere. L’opposizione a tutto questo possiamo farla solo noi, non fermiamoci.

CPR E GALERE SI CHIUDONO CON IL FUOCO TUTTE LIBERE, TUTTI LIBERI LIBERTÀ PER ANNA, ALFREDO, JUAN, PAOLO, JOAN E TUTT I COMPAGN* IN CARCERE E 41 BIS

Anarchicx contro carceri e CPR