Il 25 aprile si è tenuto un presidio fuori dal carcere di Uta per portare solidarietà ai detenuti che da qualche giorno hanno iniziato uno sciopero della fame a staffetta per protestare contro le condizioni carcerarie.
Il 28 Aprile alcuni tra compagne e compagni si sono recati fuori dal carcere per tastare gli umori dei parenti in attesa di colloquio e per sapere cosa pensassero dello sciopero dei loro cari. La situazione non è piaciuta alle guardie e così il gruppo è stato pesantemente represso dalle forze di polizia. Secondini arroganti protetti dall’amministrazione penitenziaria hanno fermato (portandoli all’interno del carcere), identificato e minacciato i partecipanti.
Se il motivo contingente è lo sciopero della fame dei detenuti, il motivo più in generale è la lotta e la criminalizzazione della solidarietà.
Sono anni che assistiamo alla sistematica repressione delle varie forme di solidarietà più o meno articolata.
Le denunce non si contano più, e i processi anche.
In un momento storico in cui la tenuta sociale è a rischio, l’isolamento del sistema carcerario dal resto del mondo è considerata una priorità da parte del potere politico e poliziesco.
Le condanne esemplari ormai si sprecano sia in ambito sociale che di lotta. Per questo a maggior ragione, crediamo da sempre come Cassa Antirepressione Sarda, che la solidarietà sia fondamentale e che nessuno vada lasciato indietro.
Fatti come quelli del 25 ribadiscono l’importanza delle tante forme in cui la
Solidarietà si può esprimere.
Il nostro abbraccio va forte ai prigionieri in lotta e ai compagni e ai parenti identificati venerdì scorso.
Sempri ainnantis
Cassa Antirepressione Sarda – TESTE DURE