A Macomer accanimento medico-poliziesco contro i prigionieri in sciopero della fame

Da Macomer ci comunicano che ieri notte una decina di antisommossa sono entrati nella cella di isolamento, situata sotto il livello del suolo, e si sono accaniti contro uno dei prigionieri praticandogli un trattamento medico coatto, tramite due iniezioni, per sedarlo. L’altro prigioniero, che non è in grado di muoversi autonomamente, durante il pestaggio si è ferito ulteriormente una gamba e è stato ugualmente sedato.

Le detenzioni nel CPR sono eseguite dalla polizia con la complicità del personale sanitario del centro. Pensiamo che le visite di medici esterni che offrono la loro professionalità per “denunciare” i casi più eclatanti di incompatibilità sanitaria nella struttura, possono alimentare la macchina della tortura, rendendoli complici in un processo di “selezione”, in cui si decide chi potrà essere “sommerso” e chi “salvato”.

Siamo contro tutte le galere. Pensiamo che il personale sanitario (medici, infermieri, psicologi), che decida se un prigionierx sia idonex alla detenzione o alla libertà, debba essere considerato complice e collaboratore del sistema razzista di detenzione e tortura.

SOLIDALI E COMPLICI CON I PRIGIONIERI

MAI COMPLICI CON LA MACCHINA DELLA TORTURA E DELLA DEPORTAZIONE

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

A Macomer, dopo il pestaggio continua la tortura

Giungono nuove notizie dal CPR Macomer.

Dopo l’intervento di avantieri, nel blocco C, di una trentina di antisommossa, con caschi e manganelli di ordinanza, che ha causato il ferimento di almeno 5 prigionieri; uno di questi ha raccontato “siamo stati picchiati come animali con i manganelli, non c’è un punto del mio corpo che possa toccare senza provare dolore”. Nessuno dei feriti è stato visitato dal medico e per questo sono nate nuove proteste che si sono concluse con la chiusura in isolamento di almeno un prigioniero a cui non è stato consentito di contattare il proprio avvocato.

Sempre avantieri notte un operatore, nel blocco B-dx, durante un alterco, ha ferito gravemente ad un piede un prigioniero che aveva già riportato una grave lesione all’altra gamba. Nonostante il prigioniero non fosse grado di muoversi, non gli sono state date nè stampelle nè sedia a rotelle; non è stato sottoposto a visita, ma gli è stata fatta solo una radiografia di cui non gli è stato comunicato il referto. Il prigioniero che soffre di svenimenti riferisce di essere svenuto e avere battuto la testa. In seguito alle sue proteste, è stato chiuso anch’esso in isolamento.

Entrambi i prigionieri in isolamento sono entrati in sciopero della fame e della sete.

TUTTX LIBERX

SOLIDALI CON I PRIGIONIERI IN LOTTA

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

Importanti aggiornamenti sulle violenze al CPR di Macomer

Ci sono giunte altre notizie su quanto accaduto la notte tra martedì 24 e mercoledì 25 giugno nel CPR di Macomer. L’intervento degli antisommossa per sedare la protesta in un blocco ha causato 5 feriti con lesioni di diversa gravità. Nello stesso momento in un altro blocco un operatore (di nome Karim), assunto il ruolo di sbirro-kapo durante una discussione, procurava una grave distorsione se non addirittura una frattura di una gamba a un prigioniero che aveva già una lesione all’altra gamba e che quindi non è più in grado di muoversi autonomamente. Ci riferiscono che i resposabili della struttura presenti hanno respinto l’ambulanza intervenuta per trasferire in ospedale i 6 feriti che sino a ieri pomeriggio non erano neppure ancora stati visitati dal personale sanitario della struttura.

Il prigioniero ricoverato in ospedale a Nuoro per un ascesso retrofaringeo, causato da un ascesso dentale non curato nella struttura, è stato sottoposto a tracheotomia e, da quanto ci risulta da bollettino medico, le sue condizioni sono stabili nonostante continui a trovarsi in coma.

TUTTX LIBERX

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

Ancora violenze, terrore e tortura al CPR di Macomer

Da fonti dirette abbiamo appena appreso che ieri notte gli antisommossa con caschi e maganelli hanno fatto irruzione all’interno del CPR ferendo quattro prigionieri, ancora all’interno della struttura. Secondo queste fonti le torture sono state riprese da un video che è sto sequestrato. Ci comunicano inoltre che proseguono gravi atti di autolesionismo messsi in atto dai prigionieri. Inoltre, all’alba sono stati rimpatriati alcuni prigionieri algerini.

Questa stessa mattina gli sbirri hanno rotto il piede di un prigioniero durante una “discussione”.

Un prigioniero è ricoverato da giorni all’ospedale di Nuoro in seguito ad un ascesso dentale ignorato per mesi dai sanitari del CPR. È stato sottoposto ad un’operazione chirurgica e da allora è in coma.

Questi sono i risultati della “nuova” gestione di Officine Sociali e del miglioramento millantato dalla direttrice Elizabeth Rijo Ubri.

A Macomer continua la tortura

Ci giunge la notizia che un prigioniero ieri si è procurato lesioni molto gravi dopo che gli è stato comunicato che l’avrebbero trattenuto per altri tre mesi. Un colpo durissimo, arrivato proprio quando sperava di vedere la fine della sua detenzione.

Oggi, un ragazzo marocchino di 22 anni è salito sul tetto del CPR in segno di protesta ed è ancora lì. Anche a lui è stata rinviata l’udienza di diversi mesi, lasciandolo in un limbo insopportabile. La tortura è anche questa: la speranza di poter uscire, alimentata da attese interminabili, e poi spazzata via da rinvii, silenzi e decisioni arbitrarie. La falsa speranza logora quanto le gabbie di questo lager.

SOLIDALI E COMPLICI CON I PRIGIONIERI IN LOTTA.

Quando apre il circo (mediatico) compaiono i pagliacci, ovvero Ilaria Salis & c. al CPR

Le fatiche da europarlamentare portano Ilaria Salis a visitare CPR e carceri così come altri visitano gli zoo.

La visita a sorpresa (in realtà tutti sapevano da giorni della sua visita) di Ilaria Salis e accompagnatori (che forse alcuni definirebbero fidati valletti) al CPR ha ottenuto i risultati che tutti ci aspettavamo ogni volta che un deputato, un garante o una persona di tale livello politico ed intellettuale visitano un carcere: una piccola visibilità mediatica, utili politicamente ai suoi mentori, e nulla più.

Nell’intervista a youtg.net (perdonateci ci siamo persi la conferenza stampa in cui probabilmente non avrebbe avuto piacere della nostra presenza) l’on. Salis racconta in maniera superficiale ed approssimativa cose e fatti che raccontiamo da molto tempo, omettendone altri che ugualmente abbiamo spesso denunciato. Ma la cosa più grave che la sua preoccupazione sia rivolta alla condizione delle gabbie piuttosto che a quella dei prigionieri, omettendo le loro lotte e la repressione che colpisce loro e chi cerca di sostenerli. Infatti, prima di concludere che a suo parere i cpr vanno chiusi elogia il sistema francese che imprigiona solo per 3 mesi anziché 18 come in Italia, dimenticando che, se il prigioniero è sospettato di terrorismo (ma Bruxelles ha fatto dimenticare alla Salis cosa sono lotte politiche e repressione) può essere trattenuto sino a 7 mesi, meno che in Italia è vero, ma, dal nostro punto di vista, anche un solo minuto di galera è troppo.

La Salis e la coalizione a cui appartiene predicano la chiusura dei cpr, della cui nascita sono responsabili, ma rimangono chiusi nella visione del mondo classista e razzista per cui alle prigioni ci si avvicina solo se autorizzati e, come cantava Jannaci, “per vedere l’effetto che fa”.

Anarchicx contro carcere e repressione

MACOMER: TRASFERIMENTI AL CPR IN ALBANIA

Oggi alle 7 del mattino sono entrati una ventina di agenti in antisommossa dentro il blocco destro e sinistro del CPR di Macomer. Hanno preso con la forza 8 persone, per trasferirle in Albania.

La macchina razzista dello Stato continua il suo sporco lavoro di deportazione. Il nuovo lager sorto in Albania, gestito dalla cooperativa Medihospes, può recludere fino a 144 persone destinate al rimpatrio.

Le deportazioni fanno ingrassare anche le pance di compagnie aeree come Aeroitalia, AirMediterranean, AlbaStar e Smartwings che organizzano appositi voli charter, lucrando sulle espulsioni e sui trasferimenti da un CPR all’altro. Per compiere quest’operazione vengono usati anche aeri di linea. Sappiamo di voli interrotti grazie alla lotta degli stessi detenuti, che sono riusciti a far bloccare la partenza una volta a bordo. Infatti, spesso, le persone oggetto di espulsione o trasferimento vengono sedate. Quindi è nostra responsabilità cercare di inceppare questo tassello della macchina razzista, nel caso dovessimo trovare degli indizi di una deportazione in atto. Di seguito alcune info utili a riguardo:

“Un aereo non può decollare se ogni passeggero non è seduto con le cinture di sicurezza allacciate.
Un modo per ritardare la partenza, chiedendo lo sbarco della persona in stato di trattenimento coatto, è rimanendo in piedi nell’aeromobile, impedendo così la partenza fino all’ottenimento della richiesta di discesa!

Se quando sali su un aereo vedi:
– Pattuglie delle forze dell’ordine fuori (affianco o difronte) dall’aereo;
– Una persona razzializzata, nera o est-europea, seduta nell’aeromobile con affianco 2 brutti ceffi;
Sappi che è altamente probabile che sia in corso una deportazione.”

RESISTERE ALLE DEPORTAZIONI: racconto in messaggistica istantanea di una deportazione bloccata

CONTRO I MILLE VOLTI DEL RAZZISMO DI STATO, BLOCCARE LA MACCHINA DELLE ESPULSIONI È POSSIBILE.


DAVANTI AL DOLORE DEGLI ALTRI

DAVANTI AL DOLORE DEGLI ALTRI
L’altro è considerato soltanto qualcuno da vedere, e non uno che (come noi) vede.
(Susan Sontag)
Le foto pubblicate dai giornali sulla terribile protesta messa in atto nei giorni scorsi da un prigioniero sembra abbiano smosso giornalisti locali, l’ineffabile garante Irene Testa e si dice anche il Prefetto di Nuoro. Davanti al dolore degli altri molti fingono di cercare rimedio, qualcuno si indigna e fa inutili interrogazioni parlamentari e rilascia dichiarazioni ai giornali. Ci stupisce tanta meraviglia, visto che questi fatti accadono quotidianamente, anche se è facile comprendere che cercano di nascondere le frequenti rivolte e le pesanti repressioni che ne conseguono e che da tempo denunciamo nonostante cerchino di ostacolarci con tutti i mezzi a disposizione degli sbirri.
La garante Irene Testa ripete sempre ai giornali di essere informata di tali fatti, su cui non si sa perché taccia, e si chiede su facebook perché lo Stato sprechi denaro tenendo le persone chiuse in CPR se poi non riesce a rimpatriarle (sic!). “L’insegnante di balli di gruppo” Elizabeth Rijo, colei che dice di dover trasformare i cpr in luoghi di villeggiatura, sembra che abbia preparato una lista delle cose da cambiare promettendo miglioramenti in cambio del termine dello sciopero della fame. Non riesce a capire che ai prigionieri non gli importa niente dei miglioramenti, perché nessuna miglioria ti restituisce la libertà che lo Stato e i suoi servi gli tolgono.
La modalità d’azione dei garanti è sempre la stessa, intervengono con promesse tentando di placare gli animi per poi rientrare nella loro inerzia di sempre, mentre l’ing. Rijo , nella sua funzione di “sbirro in carriera”, che non è in grado di vedere la rabbia e la sofferenza dei prigionieri, può continuare a mentire promettendo miglioramenti che non può dare perché i CPR sono nati per torturare ed annientare.
Garanti e politici confondono la lettura della realtà auspicando cambiamenti, alleggerimenti, chiusura di alcuni dei centri operativi per un trasferimento in Albania (che allontanerebbe il problema e ne alleggerirebbe le coscienze) Secondo la logica del decreto sicurezza che, in fondo in fondo piace a tutti loro, si incomincia dai daspo o dall’uso delle misure preventive a pioggia per finire, nel prossimo futuro, con la detenzione amministrativa per chiunque si opponga al sistema. Tutti coloro che pensano che i CPR siano un incidente di percorso nella logica repressiva dovrebbero capire che invece son segno della creatività del sistema al fine dell’annientamento del nemico, chiunque esso sia.
Chi lotta nei CPR, lotta anche per noi. Sosteniamo le loro lotte e le loro rivendicazioni.
I CPR si chiudono con il fuoco. Tuttx liberx.
Anarchicx contro carcere e repressione

TRASFERIMENTI IN ALBANIA, SCIOPERO DELLA FAME, PRIGIONIERI ISOLATI E ABBANDONATI A LORO STESSI.

La macchina razzista dello Stato continua il suo vile lavoro, adesso ancora più forte grazie all’apertura del lager in Albania: i due ragazzi algerini che hanno iniziato la protesta del cibo a Macomer, innescando una potenziale rivolta, sono stati immediatamente trasferiti, prima a Roma, poi a Bari e sabato scorso in Albania. Chi non abbassa la testa dentro i cpr, viene subito portato via, per evitare possibili rivolte.

Questo non ha fermato i reclusi dentro Macomer, alcuni di loro (l’intero blocco c) rifiuta il cibo da sei giorni. Il blocco sinistro ha riiniziato a mangiare domenica, perché la gestione li ha convinti che il cibo sarebbe migliorato, invece ieri è arrivato di nuovo marcio e puzzolente, quindi l’hanno rifiutato. Questo è uno dei tanti motivi della loro protesta, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ci sono anche altri problemi con cui devono lottare ogni giorno: tre ragazzi hanno delle fratture, due alla gamba e uno allo schiena, non hanno neanche le stampelle. L’acqua è poca, l’assistenza medica è praticamente assente. Chi è stato in altri cpr e carceri dice che un posto del genere non l’ ha mai visto. Alcuni dovrebbero essere posti in libertà perché la loro compagna è italiana, in altri cpr per questo fatto sono stati liberati; a Macomer, invece, esiste una prassi di udienze ritardate (di competenza dei giudici di pace del tribunale di Oristano), la macchina burocratica, complice del razzismo di Stato, allunga la loro tortura. Ieri due ragazzi che hanno ricevuto la notizia dell’ennesimo rinvio dell’udienza, si sono lesionati con un taglierino, uno di loro si è cucito la bocca con del filo di ferro. Non è il cibo, non è l’acqua, non è l’assistenza quello che vogliono più di ogni altra cosa, ma essere liberi: “non c’è possibilità di libertà, condanna senza motivo”.

Elizabeth Rijo, la direttrice del centro, per conto di Officine Sociali, aveva fatto la sua bella comparsa in televisione, dicendo che voleva cambiare questo posto, organizzando attività coinvolgenti come dei balli di gruppo (Leggi qui). I prigionieri dicono che non si presenta neanche ai colloqui che loro chiedono di avere con lei, con la speranza che possa aiutarli in qualche modo. La cosa peggiore forse è questa: cercano di illuderli che la loro situazione potrà migliorare, ma in realtà sono abbandonati a loro stessi. Li hanno privati della loro libertà, gli danno cibo avariato, li fanno stare coattamente assieme dentro una gabbia, alcuni di loro hanno problemi di dipendenza e fisici, e poi gli promettono dei miglioramenti, senza mantenere alcuna promessa. La garante dei detenuti, Irene Testa, avrebbe detto di essere informata di questa situazione ma non fa un bel niente, oltre a partecipare a convegni e assemblee. Forse anche lei legge i post del nostro blog perché altrove non se ne parla.

Dentro il CPR i prigionieri sono isolati e buttati come spazzatura, ma i veri rifiuti sono quelli che sostengono e collaborano, e sono tanti, con questo sistema di merda. Chi è privato della libertà e sta dentro quel lager, lo sa.

CONTINUA LO SCIOPERO DELLA FAME DEI DETENUTI NEL CPR DI MACOMER

Tutti i reclusi sono ancora in sciopero, a parte una decina che ha timore di ripercussioni. Ieri hanno rifiutato il cibo e lo faranno anche oggi, prendono solo l’acqua. Lo rimandano indietro perché è avariato, sono stati tutti male, in particolare un ragazzo che ha passato la notte scorso in ospedale. Lui e un altro (entrambi di nazionalità algerina) erano stati trasferiti a Roma per via delle proteste. Notizia di oggi che sono stati di nuovo spostati, questa volta a Bari. Visti i fatti del 12 aprile nel cpr/lager di Bari Palese (https://japrlekk.noblogs.org/post/2025/04/23/cpr-bari-palese-trasferimenti-e-rivolte/) pensiamo che anche questi due ragazzi potrebbero essere destinati al trasferimento in Albania.

La lotta e lo sciopero continua, l’amministrazione non si è ancora presentata, sono abbandonati a loro stessi ma non hanno intenzione di continuare ad essere privati della loro libertà.

I CPR SI CHIUDONO CON IL FUOCO DEI RECLUSI, A LORO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ