DICHIARAZIONE DEL COMPAGNO JUAN SORROCHE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA DICHIARAZIONE DEL COMPAGNO JUAN SORROCHE AL PROCESSO DEL 02/10/2025 PER L’ AZIONE CONTRO LA SCUOLA DI POLIZIA POLGAI

JUAN LIBERO

TUTTX LIBERX

RISPOSTE ALLE PROCURE E TESTI:

Ho ascoltato molto attentamente e in silenzio, e ho preso nota in tutto questo tempo, nelle tante udienze, con innumerevoli testi della procura, in più di un anno di processo. Hanno spaziato ampiamente e lungamente, con uno sproposito di documentazioni e di dichiarazioni, con innumerevoli divagazioni e interpretazioni di tutto un contesto di lotta politica e sociale, alle quali è impossibile rispondere nei tempi di questo processo.

Quindi, viste le tante mistificazioni, vorrei ribattere solo un po’ sul contesto sociale e politico entro il quale vengo accusato. Accusato anche forzando e incastrando ruoli specifici, sia politici che personali, gerarchie e ideologie mai assunte da diverse e singole persone.

Costruzione sistematicamente faziosa,con una serie di profili inventati, con tanto di nomi e cognomi senza motivazioni. Che vorrei smentire, viste le accuse ingiuriose.

E lo stesso metodo è stato utilizzato rispetto a diversi scritti e diverse dichiarazioni processuali firmati da me, includendovi anche scritti di altre persone e di anonimi, tutti sistematicamente spezzettati e separati completamente dal loro contesto reale [generale dove sono stati creati]. Dilatandosi in digressioni politiche e storiche, spaziando, spezzettando, senza alcuna sensata motivazione lungo 150 anni di storia dell’anarchismo. Addirittura con divagazioni filosofiche sull’anarchismo. Tutta sta mole di dichiarazioni su un lunghissimo arco di contesto storico, sociale, politico e filosofico, sempre senza prove fattuali e sempre mistificato, registrate in più di un anno di processo, sono solo strumentalizzazioni fuorvianti, e servono solo a creare un clima processuale emergenziale e di pericolosità davanti alla giuria popolare per accusarmi in quanto anarchico.

Procure e testi qui sono arrivati ad inventare dei ruoli di tre leder politici nell’anarchismo, e molto dogmaticamente, per colpevolizzarle, delle persone come capi, i leader politici del movimento anarchico italiano, con tanto di nomi e cognomi di questi compagni anarchici, uno defunto; ma ad oggi in questo processo non sono né incriminati né imputati, e procura e testi non hanno portato un straccio di prova, ma solo le loro chiacchiere. Hanno voluto continuamente spiegarci sta fantomatica e digressiva storia del movimento anarchico italiano, con queste assurde tre diverse correnti, iper-sociali, sociali, antisociali, per ognuna di queste, il suo capetto di turno nell’anarchismo. Costruzioni assurde e completamente inventate.

Mai sentite in vita mia in quanto anarchico; e il movimento anarchico Italiano, certo, lo frequento orgogliosamente da 25 anni.

Queste accuse, riportate in questo modo nel processo, sono mere accuse politiche senza prove.

Speculazioni politiche costruite e comandate dall’alto dalla magistratura, dalla Direzione Nazionale Antiterrorismo. Lo dico per il fatto provato che, essendo completamente false, sentite in questo processo e risentite e riutilizzate solo in diversi altri processi e in ambienti processuali utilizzati delle magistrature, beh la matematica non è una opinione: vogliono, con queste dichiarazioni politiche, condannarmi esemplarmente e politicamente e, insieme, attaccare tutto un contesto di lotta politica e storico e filosofico del movimento anarchico Italiano.

Ci sarebbe tanto e tanto altro da dire, perché le procure e i testi hanno voluto spaziare e introdurre nel processo la lunga e complessa storia delle esperienze politiche e rivoluzionarie della lotta armata degli anni 70 e 80 di questo paese, mettendo tutto ciò in un confronto fazioso e in modo a dir poco strumentale, per dare al processo la solita pennellata folcloristica e sensazionalista sulla lotta armata per impressionare la giuria popolare.

Mi hanno accusato in quanto anarchico, ma vengo ridefinito politicamente a piacimento della procura, inventandosi e imponendomi questa sorta di macchietta infamante di “anarchico individualista”, che rifiuto completamente perché non mi rappresenta per niente. Cosi come loro l’interpretano e rendono.

Tipo. I testi e le procure dicono che non vorrei le lotte sociali. Falso. Che non vorrei lottare con altre persone non anarchiche. Anche questo è falso. Che dico che bisogna assolutamente rivendicare gli attentati. Falso.

Che non voglio le rivoluzioni sociali con gli altri oppressi. Falso. E addirittura ho sentito dire questa gran idiozia da un teste della DIGOS, che io sarei un a-solidale, il che vuol dire nella lingua italiana – e scusate se mi permetto da straniero, ma le parole e la grammatica hanno regole e un loro giusto significato e soprattutto un loro peso-, e vuol dire: non essere solidale con nessuno. Una fesseria stupida, oltre che una falsità. Però magari il teste era ignorante, del significato. La realtà è che io non ho mai negato né nascosto di essere individualista anarchico. Anzi, ne sono molto fiero! Però di sicuro non saranno le procure e testi e le vostre ipocrite autorità a potermi catalogare, tra l’altro cambiando continuamente nei diversi processi e nel tempo a piacimento le mie concezioni di anarchico, senza coerenza, volutamente, perché certo serve soltanto a strumentalizzarle per condannarmi esemplarmente come nemico interno, come terrorista.

VIDEOCONFERENZA E DNA:

Più di un anno di processo fatto tutto in videoconferenza, senza avere potuto mai presenziare di persona in aula, nonostante le mie ripetute richieste, richieste tutte rifiutate dalla corte – a parte l’autorizzazione a presenziare ma con-obbligo-di-interrogatorio, cercando così di fatto di coartare le scelte della difesa degli imputati.

La questione videoconferenza, e la dinamica emergenziale con la quale è stata approvata, rientra o, per essere più precisi, rientrava nella infame logica della differenziazione dei circuiti detentivi introdotta con la dinamica strutturale emergenziale perenne dello Stato Italiano, dove l’individuo recluso e imputato viene demonizzato e disumanizzato con la così detta “notevole pericolosità sociale”.

Questo progresso tecnologico, rivela chiaramente l’asservimento in ogni aspetto delle nostre vite all’autorità statale capitalista: privando della possibilità di contestare le varie innovazioni, nuova religione da adorare.

Così la super-prova del DNA, indiscutibile e incontestabile, e che, bisogna dire, è invece interamente nelle mani e nel monopolio dello Stato, e certo delle sue super-procure e della polizia, la quale fa i rilevamenti e i prelevamenti sulla scena del crimine, detiene tutti i vari reperti nei propri archivi, fa condurre i test e le analisi dal personale proprio, all’interno dei loro propri laboratori; le contro-analisi di parte sono limitatissime e sono costosissime e, diciamolo, la gran maggioranza dei prigionieri certo non se le possono permettere; le contro-analisi sono impossibili da condurre, da parte della difesa, in laboratori che siano indipendenti dagli apparati dello Stato. In più la prova permette un’enorme malleabilità e discrezionalità nell’interpretazione dei risultati, come ci ha dimostrato lo spettacolo indegno e l’enorme malleabilità e la discrezionalità dei risultati nel così detto caso-Garlasco; in una percezione pubblica che è sovradimensionata dallo scientismo della fede nella prova del DNA, che spesso spunta per magia dopo decenni, raccontandoci la favoletta risentita da secoli sulle grandezze del progresso che va avanti, certo attraverso una continua e martellante propaganda lobotomizzante e il bombardamento mediatico della nuova fede in tale affidabilità da adorare. Questo consumismo spettacolare e visivo dei media svolge un ruolo cruciale nella costruzione di questa base che è ideologica. Tutto questo è l’ennesima conferma delle contraddizioni e delle sospensioni effettive di tutti i diritti fondamentali della vostra democrazia borghese. Sono questioni sistemiche nello Stato, non si tratta di due errori disfunzionali o di due mele marce, come si suol dire in questi casi.

ATTO DI TERRORISMO CON ORDIGNI MICIDIALI O ESPLOSIVI, 280 bis c.p:

Per finire vorrei chiarire alcune cose riguardo l’attentato e l’accusa di terrorismo 280 bis c.p., visto che procura e testi, per accusarmi nello specifico dell’attentato della scuola della polizia POLGAI, hanno voluto e potuto spaziare allargandosi a tutto un generale contesto sociale, politico e storico.

Quindi vorrei parlare anche io un po’ sia del contesto sociale e politico e storico sia dello specifico, per poter difendermi delle accuse che mi sono state rivolte.

La prima domanda da farsi qui è: che cosa è la struttura della scuola di polizia POLGAI?

La risposta è: una struttura scientifico-militar-internazionale d’addestramento a tecniche militari.

E poi, a chi insegnano, e a cosa addestrano. Nei suoi locali, come altrove, insegnano le tecniche di antiterrorismo e antiguerriglia alle polizie di tutto il mondo, a paesi anche molto noti alle cronache italiane come l’Egitto, la Libia, come anche alla polizia di Israele, e tanti tanti altri. L’antiterrorismo include intrinsecamente l’addestramento alla tortura sistematica: crimine odioso, anche per le vostre democrazie borghesi, che fintamente lo condannano, provando maldestramente a dissimularlo.

Faccio una piccola parentesi storica, visto che le procure hanno voluto inserire e parlare della lotta armata in Italia negli anni 70 e sul contesto storico di allora. Perché non avete parlato della tortura messa in pratica dallo Stato italiano durante gli anni 80 dal governo Spadolini, 1981, coalizione DC,PSI,PSDI, PRI,PLI, certo votato democraticamente, con decine e decine di casi denunciati di tortura e anche con violenze sessuali, contro una marea di persone che lottavano, e la giustificazione secondo cui è servita a fermare la lotta armata. Però non è questo il punto: questa piccolissima parentesi sul contesto Storico è per mostrare che sono queste le tecniche che si utilizzano nei complessi scientifico-militar-industriali locali e internazionali come quello della scuola di polizia POLGAI. Sono la massima espressione del monopolio statale della violenza e delle sue tecniche. Questo è il contesto.

Contesto che ci sta trascinando oggi tutti verso la terza guerra mondiale, di cui il genocidio in corso a Gaza è il capitolo più emblematico e più in vista. Però chi è, chi sono i terroristi per la procura e per lo Stato italiano che mi accusa. Attenzione perché in questi tempi di guerra totale si sfumano i confini tra i “terroristi” del fronte esterno e i “terroristi” del fronte interno. Per fare un esempio specifico: nella stessa sezione speciale del carcere dove sono prigioniero, vivo con diversi compagni rivoluzionari, come il compagno prigioniero Anan Yaeesh, partigiano palestinese, e benché la resistenza armata di cui lo si accusa sia legittima persino per la vostra carta straccia del diritto internazionale, l’Italia lo tiene prigioniero qui. Così come alcuni dei rivoluzionari comunisti richiusi negli anni 80, rinchiusi da più di 40 anni: sono quelli di più lunga durata nelle carceri di tutta Europa. E approfitto per esprimere a tutti solidarietà.

Cosa c’entra tutto ciò. C’entra che tutti abbiamo le stesse accuse: per “terrorismo”. È la stessa accusa, “terrorismo”, che mi fa questa procura per l’azione rivoluzionaria contro la POLGAI.

Ma, se di terrorismo vogliamo parlare, vorrei ricordare che siete seduti e vivete in un territorio, Brescia, dove, in Ghedi, si trova un parte micidiale del vostro imperialismo occidentale, attivo e complice nel genocidio del popolo palestinese, e che ha una base NATO, con bombe nucleari in grado di disintegrare popolazioni intere, e queste si indiscriminatamente, e anche in grado di disintegrare tutta Brescia.

Capisco le dichiarazioni di procura e testi, non sono un stupido: dovete reprimere noi, pericolosi-terroristi, quelli delle retrovie di questa guerra totale, tra l’altro in una fase complicata del capitalismo italiano ed europeo. Certo il fronte interno deve rimanere pacificato a forza di manganello e condanne esemplari, per conservare l’ordine sociale. Per questo le strette repressive verso ogni pratica di lotta non simbolica; per questo la repressione con il DDL sicurezza, con leggi repressive con condanne esemplari anche per i prigionieri che lottano nel carcere anche per la sola disobbedienza pacifica e punendo lo sciopero della fame collettivo come rivolta.

Tra l’altro oltre alle carceri italiane che hanno problemi con l’acqua come a Terni, in alcune non c’è proprio l’acqua per lavarsi, né tanto meno per bere, come ad esempio nel carcere di Uta in Sardegna, dove c’è stato un recente sciopero della fame; e tutte sovraffollate. Per questo anche l’attacco con l’utilizzo infame da parte dello Stato della legge più grave che ci sia nell’ordinamento di questo paese, la cosi detta “strage politica”, il 285 c.p.; ormai pure questa è stata sdoganata estesa contro chiunque, nonostante la sproporzione tra fatti reali, reato e pena: così per la prima volta è passato il reato di strage senza che ci fossero né morti né feriti, nelle condanne degli anarchici Anna Beniamino e Alfredo Cospito, quest’ultimo rinchiuso in 41 bis. A Alfredo e Anna va tutta la mia solidarietà. A differenza delle recenti stragi di Stato con i 14 prigionieri uccisi lasciati morire in carcere durante le rivolte di marzo 2020, oppure il ponte Morandi di Genova con 43 morti e tante e tante altre.

E visto anche che le procure e testi continuano in questo processo a parlare di un altro mio processo per cui sono stato condannato in via definitiva e degli ordigni alla sede della Lega in Treviso, per quelli, vorrei ricordare, con l’accusa, senza morti e senza feriti, di “strage politica”, poi ritirata dal PM, sono stato condannato a 28 anni di prigione in primo grado, misura che non si vedeva da decenni.

D’altra parte, ricordare non fa male: è un dato di fatto che la Lega è un partito che costituisce parte del governo fortemente razzista, misogino e xenofobo, oltre ad essere un partito complice dichiarato del genocidio in Palestina. Poi semmai, riguardo alle accuse di strage: è lo Stato italiano l’unico responsabile delle stragi, da sempre; e, noi anarchici, è dal 1970 che continuiamo e continueremo ad accusare lo Stato italiano come l’unico responsabile dell’epoca dello stragismo e della così detta “strategia della tensione”, comandata dagli USA, stragi come piazza Fontana, e, dove state voi a Brescia, piazza della Loggia, e che lo Stato in tutti questi anni ha fatto di tutto per uscirne impunito. Proprio per ciò mi piacerebbe ricordare e far notare alla corte che i numerosi politici e magistrati del periodo stragista degli anni 70 sono gli stessi che ancora sono protagonisti, e alcuni oggi governano, della vita pubblica italiana. Non vedo con quale legittimità proprio voi possiate accusarci di essere stragisti e terroristi.

Voi certo volete cancellare tutto ciò con un colpo di spugna. Sia il passato che il presente, i livelli altissimi di guerra totale, il razzismo statale e nazionale-sociale che avete diffuso e che si respirano oggi in Italia e nel mondo, e che voi come Stato da anni avete fomentato in tutta la società italiana facendolo passare come qualcosa che è privo di violenza, una semplice opinione… Volete sorvolare queste questioni fondamentali.

Queste sono alcune contestualizzazioni sociali e politiche e storiche; in sintesi, perché potrei continuare all’infinito. Certo voi potete condannarmi o no, sono qui prigioniero, ma non scordatevi mai che siete voi rappresentanti dello Stato quelli accusati di terrorismo e stragisti con storiche responsabilità.

E tutti questi fatti parlano delle ragioni sociali delle lotte da secoli degli oppressi del mondo. Io sono una piccola goccia, ma semplicemente dalla parte giusta della storia.

A prescindere e al di là di ciò che deciderete. lo condivido politicamente e solidarizzo con la lotta anarchica rivoluzionaria contro il capitale e lo Stato e solidarizzo con il popolo oppresso palestinese e con la lotta di liberazione rivoluzionaria contro il colonialismo occidentale! È per tutti questi motivi che questo processo e qualsiasi Stato non mi rappresentano, viste le continue stragi e genocidi della classe degli oppressi di cui io faccio parte, e le continue falsificazioni e manipolazioni di cui lo Stato è responsabile. Oggi, in modo assoluto rifiuto questa farsa statale, rifiuto questo tribunale e qualsiasi verdetto, sia esso di colpevolezza che di innocenza. Oggi dichiaro che per me questo processo è finito e non vedrete più la mia immagine.

Viva l’anarchia!

Juan Sorroche

02/10/2025

-AS2, c.c.Terni –