Lettera di Stecco dal carcere di Sanremo

ilrovescio.info/2025/10/18/lettera-dal-carcere-di-sanremo

Il 25/07 molti giornali locali e l’ANSA hanno dato la notizia che in questo carcere la notte del 24 ci fu una “protesta”, una “rivolta”, con otto agenti feriti, di cui uno sfregiato. Tutti i commenti dei sindacati di polizia penitenziaria (USPP – OSAPP – Si.N.A.P.Pe) non spiegano per nulla la dinamica dell’accaduto, sul quale ci sarebbe però da spiegare – camminando sul filo del rasoio – le dinamiche di questo carcere pre-25/07.
La direzione ed il comando hanno grosse e incancrenite responsabilità di una gestione dell’istituto che si può definire irresponsabile, superficiale, ed anche imbarazzante.
Non sta di certo ai detenuti dare consigli su come gestire un carcere, perché è sbagliato come approccio, ed è pericoloso nella dinamica. È giusto invece dire che il Comando usava degli alfieri (detenuti che aiutano la Sorveglianza, anche stipendiati) per mediare ed intervenire in supporto alle guardie nella gestione di alcuni detenuti ritenuti problematici o in alcuni momenti critici, quasi sempre con detenuti di origine straniera.
Che il corpo di polizia si lamentasse, che relazionasse, denunciasse le lacune della Direzione e del Comando è cosa normale, tirano acqua al loro mulino, facendosi le scarpe l’un con l’altro per meri motivi di interesse, il cameratismo tra guardie qui è una favola.
Che i sindacati come un mantra dicano sempre le solite formule “risolutive” – più uomini, più mezzi deterrenti come i taser o spray al peperoncino, più carceri, più soldi –, è anche questa cosa scontata, mai che dicano qualcosa su un Governo – che molti di loro hanno votato – ed un Ministero che in realtà, finita la propaganda elettorale, s’è lavato le mani e continua con le sue politiche che riempiono sempre di più le galere. Entro un anno – o anche meno – vedremo gli effetti del recente decreto sicurezza con l’allargamento e inasprimento dei reati.
I giorni seguenti alla notte del 25, e le settimane successive, dopo che la Comandante Nadia Giordano è stata silurata e mandata a timbrare scartoffie, è arrivato in missione il Comandante di Cuneo Daniele Cutolo (ora sostituito da quella di Imperia), già responsabile di aver in passato ribaltato il carcere di Biella dopo che anche là erano emersi problemi di sicurezza, portandosi dietro la sua squadretta di fiducia.
Questa squadretta, assieme alle guardie qui presenti, ha fatto sballare [trasferire – gergo galeotto] circa una trentina di detenuti e rimescolato alcune sezioni. Chi si rifiutava, si opponeva o alzava la voce di fronte a questo intervento, oltre al potenziale rapporto poteva subire un’aggressione fisica che poteva finire anche in un pestaggio. Sono state cambiate tutte quelle che erano le abitudini all’interno del carcere, apportando il ripristino totale del regime chiuso, a parte quello della 4° sezione che è sempre stata aperta. Le socialità nelle celle sono state tolte, rimane la saletta. Ogni tipo di mobilità interna è ad oggi ostacolata rispetto a prima, le continue perquisizioni alla ricerca di frutta fermentata, telefoni, ecc. danno il pretesto alle guardie per rompere cose autocostruite dai detenuti nelle celle… felpe con cappuccio, cappellini con visiera, vasi di piante di basilico e menta…
L’altra settimana in sezione c’era una guardia conosciuta per le sue continue provocazioni, all’apertura per l’aria si è spazientita e ha urlato “bene, ora non mando giù più nessuno”. Ci si è messi di buona lena a battere blindi e stoviglie, il risultato è che ci si è trovati subito una dozzina di guardie con guanti pronte ad intervenire. Questa dinamica prima non c’era, ora è stata data “carta bianca”. Chi insulta o parla “male” ora rischia di essere preso ed in malo modo portato in isolamento.
Il fatto più grave è avvenuto in data 14/09 contro un detenuto, arrivato a metà agosto, che ha evidenti problemi psichici (nella sua cartella clinica risultano nove TSO subiti, pratiche di autolesionismo, ipocondria, oltre all’assunzione della “terapia”), che dopo essersi barricato dentro la cella nella sezione della degenza, ha subito l’intervento della Sorveglianza. Dopo che la cella è stata aperta, una quindicina di guardie l’hanno portato in una cella isolata fuori dalla sezione, ed in due fasi – alle ore 20.36 e 21.30 – il detenuto è stato aggredito.
A suo dire ammette di avere insultato le guardie, ma non ha agito contro di esse.
In data 15/09 all’aria decine di detenuti  della 1° sezione e della degenza potevano constatare il suo viso tumefatto, il naso presumibilmente rotto e segni di anfibi sulla schiena. Sembra che dopo pranzo gli sia stata concessa una video-chiamata, e in data 16/09 è stato portato all’ospedale su richiesta del medico.

Durante le due visite del Provveditore delle carceri piemontesi e liguri, alla prima è stato negato un confronto con i detenuti, per quella avvenuta in data 08/09 assieme al Procuratore Generale Enrico Zucca, nonostante qualche detenuto mi avesse proposto per partecipare al confronto tra detenuti e autorità – occasione per esprimere il nostro punto di vista –, la risposta informale è stata “lui no, è troppo spigoloso”. Quando in realtà ha espresso in entrambe le occasioni – con tono sprezzante e sbirresco –, il concetto che loro sono lo Stato e non erano lì per noi, che ci sono regole da rispettare.
Alla prima visita ci si incrociò alla rotonda, e dopo aver accusato la Direttrice di incompetenza e menefreghismo visto che codesto individuo insisteva sulle regole, gli si rispose citando vari articoli del diritto penitenziario a favore dei detenuti e sistematicamente non rispettati.
Si passa dalla mancata fornitura di lenzuola e prodotti di pulizia e di igiene, alla gestione dell’area sanitaria, mancanza di attività di vario tipo, alla sistemazione della palestra e campo sportivo, alla possibilità che chi è nei termini possa accedere alle pene alternative, all’inadeguatezza di questo carcere nel sostenere persone con problemi fisici e psichici di vario grado. Senza contare la quotidiana manifestazione della povertà, soprattutto dei detenuti stranieri spesso completamente isolati ed abbandonati a se stessi. La solidarietà, poca, informale tra detenuti non basta a sopperire a questa discrepanza tra chi ha un poco e chi nulla. L’egoismo vince, la premialità anche.
Ci viene detto che verranno fatte varie innovazioni e migliorie, sia nell’area educativa che sanitaria, ad oggi gli ambienti – area matricola, infermeria, sorveglianza, trattamentale – sono in fase di imbiancatura e sistemazione degli impianti elettrici, ecc. Le ore della palestra sono diminuite da 6 a 4 settimanali, quelle per i lavoranti sono state tolte, nel frattempo sono ripartiti i corsi scolastici ed alberghieri. I trattamenti farmacologici, chiamati terapie, continuano con il loro lavoro di sedazione.
Al TGR Liguria hanno detto che verrà inserito un nuovo Comandante, mentre la Direttrice sembra essere inamovibile ed agganciata ai piani alti. Nelle prossime settimane si capiranno se ci saranno ulteriori novità.
Come detenuti di Sanremo ad oggi, per vari motivi, non ci si riesce ad organizzare, quanto meno per riuscire a trovare spazio per le nostre richieste ed esigenze, e renderle attivabili facendo pressioni.

Una cosa è certa, e va ribadita, quello che succede nella Liguria di ponente, è lo specchio di questo luogo, e qui emerge in tutta la sua attualità la questione di classe. I forti investimenti nel ramo immobiliare nel Comune di Ventimiglia e Sanremo per accogliere i ricchi francesi e non solo, che per via della flat tax sono attirati da case e servizi detassati adatti ai loro standard di vita, sta portando a spese pubblico-private nell’ordine di centinaia di milioni di Euro.
Nuovi posti barca come “Calaforte” per i ricchi di Montecarlo vengono costruiti, nuovi hotel a 5 stelle sorgono, e intanto il sindaco leghista di Ventimiglia nelle ultime settimane ha fatto sgomberare con le ruspe i bivacchi sotto il cavalcavia del fiume Roya.
La prigione di Sanremo è isolata, il servizio autobus è praticamente inesistente e questo luogo rispecchia quelle che sono le politiche locali, i poveri ed i migranti finiscono qui, espulsi prima dalla città, qui e poi CPR.
Molti sono invece i detenuti che rimangono impigliati nel sistema della frontiera. Emarginazione, indifferenza, repressione, razzismo, questa è la vera essenza di questo luogo ed il clima che si respira.
Ad oggi tutte le proposte di migliorie e cambiamenti sono inascoltate, le decisioni sono unidirezionali, cioè imposte.
Questa è a grandi linee la situazione in questo carcere, a volte le dinamiche e la loro genesi sono più sottili e complesse ma questa è la realtà.
Noi detenuti dovremmo e potremmo ottenere di più, ma manca la mentalità di solidarietà e unione. Spargere buoni propositi è quello che si riesce a fare per ora.

Luca Dolce, carcere di Sanremo 17-18/09- 2025

PS: Il detenuto picchiato è stato portato in 3° sezione, dove ci sono solo stranieri, quasi tutti sotto terapia e molti con problemi psichici. La sezione più povera e degradata.

Ieri sera [17/09] la Sorveglianza voleva che dessi loro una mano a trovargli un posto nella sezione dove mi trovo, quando è già tutta piena, siamo in oltre 50 detenuti. Lo buttano in giro come un sacco di patate.

Non riescono a gestire i troppi casi di gente che non è lucida ed in sé.

SA DOMU È FINITA-NASCE S’ATOBIU INTERNESCIONAL

L’esperienza dello spazio occupato di Via La Marmora continua! Crediamo che il modo migliore per evitare il degrado e l’abbandono degli edifici, sia quello dì viverli e prendersene cura, abitandoli quotidianamente. Alcuni percorsi finiscono, altri proseguono, tante persone ritornano e l’esperienza si allarga, in risposta a un’esigenza abitativa anticlassista e antirazzista urgente.

LA CASA È DI CHI L’ABITA
Collettivo Internescional

ELISABETH RIJO E LA SUA RICETTA PER UN LAGER “FELICE”

Dal CPR ci riferiscono che hanno difficoltà a comunicare in quanto gli hanno sequestrato i caricabatterie dei cellulari e le comunicazioni sono continuamente controllate e spesso gli operatori prendono i telefoni fingendosi prigionieri per diffondere notizie false. Abbiamo saputo che oggi gli antisommossa hanno pestato un ragazzo chiuso in isolamento, mentre si hanno poche notizie del prigioniero massacrato dai finanzieri nella rivolta di martedì che ci dicono stia male perché lo sentono urlare e non ha ricevuto, come riportato nel precedente post, nessuna cura medica.

Sembra che le istituzioni comunali, Elizabeth Rijo e i suoi sgherri, stiano perdendo il controllo a causa delle informazioni che arrivano dai prigionieri. In una intervista ad una televisione locale le ridicole affermazioni del sindaco di Macomer e del consigliere con delega al CPR Castori hanno esaltato la professionalità dei sanitari del CPR (per intenderci quelli che respingono le ambulanze nei casi di pestaggi e nei tentativi di suicidio) e degli sbirri minimizzando i fatti già denunciati in questo blog. Nella stessa intervista, la comandante del lager, Elisabeth Rijo, in pieno stile nazista, nega anch’essa le gravi situazioni di violenza e tortura che subiscono i prigionieri, affermando che il “CPR non è un lager” e che gli operatori tentano di fare in modo che la permanenza “sia la meno dolorosa possibile”. Evidentemente la sua ricetta per eliminare il dolore e la disperazione dei prigionieri sono manganellate, bastonate e psicofarmaci.

Noi continuiamo a essere solidali con chi lotta per bloccare la macchina razzista dello Stato.

COMPLICI E SOLIDALI CON I PRIGIONIERI IN LOTTA

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

TUTTX LIBERX

A PROPOSITO DEGLI ULTIMI FATTI ACCADUTI AL CPR DI MACOMER.

La condizione all’interno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) è caratterizzata da violenze e abusi sistematici. Nonostante le promesse di riforma e miglioramento, le politiche razziste dello Stato italiano e del capitalismo ed imperialismo europeo non solo persistono, ma si intensificano. Il mese di agosto ha visto episodi di pestaggi, mancate cure adeguate e torture, confermando che l’unico cambiamento accettabile è la totale demolizione di queste strutture disumane.

Uno degli episodi più recenti ha coinvolto un giovane detenuto in uno dei tre blocchi del CPR di Macomer. Per protestare contro la mancanza di cure necessarie, il ragazzo è salito sul tetto del centro. In segno di solidarietà, un compagno di cella, dopo che si è accorto che erano stati chiusi i citofoni per comunicare con l’esterno, ha tentato di raggiungerlo, ma durante il tentativo è caduto, fratturandosi la mano. Un altro loro compagno non poteva muoversi, perché stava male dopo che aveva ingerito delle batterie e delle lamette, sempre come atto di protesta, senza aver ricevuto nessun tipo di cure al pronto soccorso. Nel frattempo, la situazione si è rivelata una trappola: un’ambulanza è stata chiamata per convincere il ragazzo sul tetto a scendere, promettendo assistenza medica. Una volta sceso con l’aiuto dei vigili del fuoco, è stato brutalmente pestato da un gruppo di 15 tra finanzieri anti-sommossa e operatori del centro, utilizzando anche bastoni. I suoi compagni hanno riferito che è stato massacrato.

L’ambulanza, complice in questo inganno, è ripartita vuota, ingannando anche i compagni del ragazzo, che credevano stesse per essere portato all’ospedale San Francesco di Nuoro. La mattina seguente, è emerso che il giovane, dopo il pestaggio, era stato trasferito in un altro blocco, separato dai suoi compagni e senza ricevere le cure necessarie.

La Lotta per la Solidarietà

Ieri, come nostra consuetudine, abbiamo cercato di portare solidarietà direttamente fuori dalle mura del CPR. Tuttavia, l’accesso è diventato sempre più complicato. A differenza delle carceri, il CPR è più isolato e militarizzato. Al nostro arrivo, l’unica strada per farsi sentire era già presidiata. Abbiamo tentato di trovare un’altra via, ma le speranze erano scarse, poiché avevamo già compreso che l’accesso a un punto idoneo per la nostra solidarietà era stato bloccato.

Nonostante fossimo distanti dal centro, i carabinieri ci hanno seguito con tre volanti, bloccandoci, identificandoci e denunciandoci per violazione del foglio di via da Macomer, lo strumento con cui l’ex questore di Nuoro, Alfonso Polverino, ha provato ad allontanarci da quel lager. Dopo le perquisizioni personali e dell’auto, abbiamo sentito per telefono il nostro compagno, che era stato picchiato dopo la protesta sul tetto. Era contento perché finalmente stava arrivando un’ambulanza, ma anche questa volta si è rivelato un inganno.

Allora abbiamo provato a contattare il 118 e abbiamo parlato con gli operatori dell’ambulanza, i quali ci hanno rimbalzato al CPR, affermando che senza la loro chiamata non potevano intervenire. Abbiamo tentato di contattare il centro, ma non abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo richiamato l’ambulanza, ribadendo per l’ennesima volta che una persona in gravi condizioni necessitava di assistenza. L’operatore ci ha risposto: “Il ragazzo ci ha chiamato, lo sappiamo. Ma il medico della struttura ha visitato il ragazzo e ha detto che non c’era bisogno del nostro intervento”.

A quel punto, abbiamo richiamato il nostro compagno, il quale ha smentito quanto detto dall’operatore: era stato visitato da un infermiere tunisino, non da un medico. Siamo certi che sia stato messo a tacere dopo un brutale pestaggio eseguito da 15 infami finanzieri anti-sommossa e operatori del centro. Questa situazione mette in luce un sistema gerarchico che esiste anche all’interno della sanità, dove una catena di scarico di responsabilità legittima il mancato soccorso per una persona gravemente ferita.

La Complicità del Sistema

Prefettura, sbirri, personale medico, ente gestore: siete tutti complici di queste torture. Chi confida ancora nel loro lavoro per migliorare le condizioni all’interno del CPR è parte di questo sistema oppressivo.

Ancora una volta le politiche razziste dello Stato italiano e del capitalismo ed imperialismo europeo trovano applicazione, tramite le ordinanze della Questura e Prefettura di Nuoro, per cui una porzione significativa del territorio di Macomer risulta interdetta ai civili e a qualsiasi manifestazione di solidarietà e dissenso verso i prigionieri, su cui viene praticata una violenza feroce ed incontrollata, tramite colei che può essere definita la Lager Kommandant, Elisabeth Rijo, e i suoi sgherri. La zona rimane aperta per gli accessi dei politici, Ghirra, Licheri, Salis e compagnia, che cercano di consolidare la loro inutile e squallida carriera politica con l’aiuto di varie associazioni compiacenti, a cui è permesso accedere per effettuare attività di controllo e “dissenso” e che, di fatto, rafforzano la facciata cosiddetta “democratica” dello Stato, nascondendo quello che succede realmente all’interno del lager.

SOLIDALI E COMPLICI CON I DETENUTI IN RIVOLTA.

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO.

LIBERO DALLA GALERA DI UTA PER FINIRE DIRETTAMENTE NEL CPR.

Nella mattinata di oggi, 19 agosto, ci siamo ritrovati fuori dal carcere di uta in attesa della scarcerazione di un nostro amico tunisino conosciuto in questi mesi tramite corrispondenza. Nei mesi passati attraverso le lettere ha dato una testimonianza diretta degli abusi che ha subito, facendo i nomi di alcuni responsabili delle violenze nei suoi confronti. In un ultima sua lettera ci ha avvisato che c’era anche l’opzione di una deportazione o di un trasferimento al cpr di Macomer, ma senza ovviamente nulla di certo.Dopo diverse ore sotto il sole in attesa della sua liberazione, dove tutto è scivolato via tranquillo con la solita schifosa routine, ad un certo momento ci siamo accorti di un pò di fermento all interno del piazzale principale con un insolito viavai di guardie. Alcune di esse poco dopo con assoluta tranquillità e sfacciataggine sono uscite dal cancello con chiaro intento provocatorio per fotografare noi e la macchina, tornando dentro poco dopo. Passata una buona mezz’ora, circa una quindicina di guardie sono riuscite ma stavolta con un blindato della penitenziaria al seguito bloccando di fatto noi e la rotatoria per “facilitare” l’uscita di una macchina in borghese con il nostro amico dentro che, capendo la situazione e riconoscendoci da dentro la macchina, ammanettato ci ha salutato calorosamente. Immaginandoci la destinazione ma non avendo certezza abbiamo chiamato l’avvocato che ci ha confermato che la destinazione piu plausibile sia il cpr di Macomer. Nonostante continuino in tutti i modi a metterci i bastoni tra le ruote per spezzare la solidarietà verso tutte quelle persone che non si piegano a questo sistema, noi saremo sempre fuori da tutte le galere ad urlare quanto queste ci fanno schifo.

FUOCO ALLE CARCERI

FUOCO AL CPR

MORTE ALLE GUARDIE

LIBERTÀ PER TUTTI

!!!!!! 9 AGOSTO !!!!!!!!!!!!!!!!

SERATA BENEFIT PER LA CASSA PRIGIONIERX

PER UN MONDO SENZA GALERE PER UN MONDO SENZA SFRUTTATX LIBERTA PER TUTTI E TUTTE

La Cassa Prigionieri nasce a Cagliari nel 2023 grazie a un gruppo di compagnx che hanno preso parte alle lotte anticarcerarie sviluppate durante lo sciopero della fame di Alfredo Cospito.

Nel contesto storico attuale, il carcere rappresenta sempre più spesso il punto di approdo per molti compagnx impegnatx nelle lotte di piazza e nei conflitti sociali. Non a caso, gli ultimi decreti sicurezza hanno intensificato la repressione anche all’interno delle carceri, dotando gli sbirri di strumenti straordinari di controllo, repressione e tortura.

È in questo scenario che si è sentita la necessità di creare uno strumento utile a sostenere i/le prigionierx di tutte le strutture detentive (carceri, CPR, REMS, ICAM).

I contributi della Cassa hanno quindi lo scopo di supportare i/le prigionierx durante la reclusione, coprendo i bisogni quotidiani e favorendo la crescita e la diffusione delle lotte anticarcerarie — inclusa l’evasione — con la speranza di alleviare, almeno in parte, la sofferenza causata dalla tortura sistematica che i/le prigionierx subiscono.

Poiché si tratta di una Cassa per i/le prigionierx, si è scelto di sostenere anche eventuali necessità legate alle fasi del giudizio, escludendo però qualsiasi contributo alle spese relative agli onorari dei legali.

TUTTX LIBERX — FUOCO A GALERE E CPR

UN PRIGIONIERO CI RACCONTA QUELLO CHE SUCCEDE A MACOMER

H4pf03 ha voluto ricondividere la sua storia, perché i giornalisti e chi li contatta non si sono preoccupati di tenere conto delle opinioni di chi, nonostante l’inferno di Macomer, lotta ogni giorno per raccontare le condizioni, i soprusi, a costo di grandissimi sacrifici.

La storia di H4pf03 è la storia di tutte quelle persone che vengono colpite dalla repressione dello stato razzista italiano. La sua lotta è una lotta per tutte le persone detenute dentro il CPR.

“Siamo dentro il lager istituzionale di Macomer. La settimana scorsa H4pf03, giovane marocchino di 22 anni, suonava al citofono del suo blocco ripetutamente per parlare con un operatore. Voleva comunicare con l’assistente sociale per mostrare il foglio della denuncia di smarrimento del portafoglio con il permesso di soggiorno e la ricevuta per il suo rinnovo per provare a dimostrare di essere regolare sul territorio e quindi uscire dal CPR in cui è detenuto da dicembre 2024.

È rimasto inascoltato per tutto il giorno, decide dunque di protestare salendo sul tetto. Scende con la promessa che gli avrebbero fatto incontrare l’assistente sociale, promessa non mantenuta. Il primo di tanti inganni in pochi giorni. Lo stesso giorno nel suo blocco, in seguito a delle proteste per avere assistenza medica, la polizia é entrata in assetto antisommossa picchiando le persone detenute e deridendole allo stesso momento. Arriva subito un’ambulanza per portare via una persona che in seguito ai pestaggi è rimasta a terra. Dopo che l’ambulanza porta via la persona ferita i pestaggi e la repressione fisica contro chi è rimasto nel blocco continuano. Gli operatori non sono presenti al momento del pestaggio, ma ne vedono i risultati subito dopo. Le persone del blocco sono contuse e ferite.

Giovedi H4pf03 cerca di andare in isolamento volontario, non riesce a reggere tutta quella tensione e vuole solo un giorno per stare da solo. Un funzionario gli promette che sarebbe potuto uscire il giorno dopo.
Altro inganno.
Venerdì H4pf03 chiede di poter tornare nel blocco con i suoi compagni ma non lo liberano. La scusa per questa infamia è che doveva calmarsi. Riesce però finalmente a parlare con la sua famiglia tramite l’unico telefono con whats app che la gestione del lager di Macomer concede. Dopo la chiamata gli viene detto che sarebbe arrivata un’ambulanza a breve per visitarlo e dargli le cure mediche necessarie che aveva richiesto dopo i pestaggi avvenuti i giorni prima. H4pf03 infatti è pieno di contusioni e con diverse ferite. Aspetta l’ambulanza sulla sedia nell’area prima del blocco dell’isolamento.

È da solo, ma al posto dell’ambulanza arriva la guardia di finanza in antisommossa, sono tanti e lui è da solo. Lo trascinano per cento metri, cade due volte e lo riportano in isolamento dove una decina della guardia di finanza lo tengono fermo mentre il personale medico gli fa due punture di sedativo. Durante questo ennesimo gesto repressivo la guardia di finanza gli provoca altre contusioni alla spalla e alla mano. H4pf03 rimane in isolamento, sedato per un giorno intero, ferito, contuso e in uno spazio senza aria, senza finestre.

È oramai in isolamento da una settimana.

La sua lotta continua fin quando solo all’inizio di questa settimana lo portano in ospedale a Nuoro, dove gli fanno incontrare uno psichiatra che gli voleva prescrivere medicine per calmare la sua rabbia mentre lui chiedeva rispetto per i suoi diritti, per la sua esistenza, per la sua libertà. Viene rilasciato dall’ospedale e riportato al CPR, il referto di quelle visite non lo vedrà mai, lo tengono le forze dell’ordine, perché possiamo immaginare cosa ci sia scritto”.


NON LASCIAMO INDIETRO CHI LOTTA PER LA LIBERTÀ O SAREMO COMPLICI DELLO STATO RAZZISTA

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

FACCIAMO I NOMI, MA CHE SIANO QUELLI GIUSTI

Abbiamo letto su l’Unità e FanPage gli articoli in cui Yasmine Yaya Accardo, esponente di LasciateCIEntrare e Memoria Mediterranea, per denunciare la situazione del CPR di Macomer illustra alcuni casi di torture, isolamento e violenze medico-poliziesche su alcuni prigionieri, citandone i nomi. Poichè tutti i prigionieri raccontano che, nel corso della loro detenzione, subiscono questi trattamenti (di forma e intensità variabili), ci chiediamo perchè personalizzare le denunce mettendo a repentaglio la già precaria situazione dei prigionieri stessi.

Nell’articolo vengono, tuttavia, omessi i nomi, quelli giusti, dei responsabili di questo lager.

Non viene citata mai la coordinatrice Elisabeth Rijo Ubri, di cui i prigionieri lamentano le frequenti assenze, prepotenze ed omissioni, tranne quando può presenziare ad eventuali visite parlamentari (comprese quelle “a sorpresa”) ed incontri pubblici. Per inciso, ci sconcerta il fatto che la Rijo sia ancora presidente del Coordinamento Diaspore in Sardegna, senza che nessuno che ne formi parte si indigni e la sbatta fuori.

Degli operatori conosciamo soltanto il nome dell’infermiera Rita Porcu (la signora che nella puntata di Presa Diretta ha avuto il coraggio di negare l’utilizzo massiccio di psicofarmaci per sedare i prigionieri) e dell’operatore, tale Karim, che ha provocato una lesione importante ad una gamba di un prigioniero durante un “alterco”.

Conosciamo solo pochi nomi poichè tutto il personale (si tratti di sbirri, mediatori o medici) viene coperto dalla più totale oscurità perchè, come in tutti i lager, la catena di trasmissione del comando, su cui si fonda il buon funzionamento del CPR, deve essere sempre protetta e coperta. Pertanto quando si agisce per denunciare le torture che subiscono, sempre, tutti coloro che sono rinchiusi, si facciano i nomi, ma che siano quelli giusti, degli aguzzini e di chi ne è a capo.

SOLIDALI CON I PRIGIONIERI

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

NEL LAGER DI MACOMER I PRIGIONIERI SONO DISPOSTI A LOTTARE E MORIRE PER ESSERE LIBERI

Ieri notte, in un blocco presidiato da antisommossa e kapò, chiamati operatori, (qualcuno dice che fosse presente anche Elisabeth Rijo, ma di questo non abbiamo certezza), uno dei due prigionieri in sciopero della fame e della sete, sottoposto, nei giorni scorsi, a pestaggi, sedazioni ripetute e isolamento, ha ingerito batterie e una lametta e poiché si rifiutavano di portarlo in ospedale, ha tentato un gesto estremo da cui lo ha salvato un altro prigioniero. A quel punto è stato portato via ma non sappiamo dove.

Da giorni non abbiamo notizie neppure dell’ altro prigioniero che si trovava in isolamento e in sciopero della fame e della sete.

DALLA PARTE DI CHI LOTTA

SOLIDALI E COMPLICI CON I PRIGIONIERI IN LOTTA

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

MACOMER: TORTURARE CHI PROTESTA

Giungono aggiornamenti da Macomer

Mentre nel blocco C prosegue la protesta, uno dei due prigionieri in sciopero della fame è stato riportato, ieri notte, nel blocco, profondamente sedato, dopo essere stato minacciato di un’ulteriore periodo di isolamento se non avesse posto fine allo sciopero della fame. Il prigioniero ha comunque deciso di proseguire lo sciopero fino alla liberazione che dipende soprattutto dalla consegna di alcuni moduli da parte della direttrice Elisabeth Rijo, che ci dicono sia sempre assente.

Il prigioniero rimasto in isolamento nella cella situata nel sottosuolo, prosegue lo sciopero della fame e riferiscono che ieri notte è stato ferito da una quindicina di antisommossa che sono entrati nella cella con un’infermiera, lo hanno afferrato di malomodo procurandogli lesioni agli arti e al collo, per trascinarlo nei locali dell’infermeria, issandolo sul lettino e infine lanciandolo a terra e poi saltandogli sopra per immobilizzarlo affinchè l’infermiera gli praticasse due iniezioni di un sedativo potente che lo ha reso incapace di muoversi sino alla mattina. Un dispositivo di tortura medico-poliziesco a tutti gli effetti.

Ancora una volta in questi “non luoghi” razzializzati il sistema esercita tutta la sua violenza nascosta a qualunque sguardo. Allo stesso tempo, per mostrare la maschera democratica, permette gli spettacoli “a sorpresa” di politici, garanti e loro accoliti a cui viene permesso, attraverso il privilegio razziale, di entrare per riportare all’esterno soltanto ciò che l’amministrazione permette che si veda.

Intanto all’interno si continua a torturare..

CHIUDERE CPR E GALERE

TUTTX LIBERX