!!!!!! 9 AGOSTO !!!!!!!!!!!!!!!!

SERATA BENEFIT PER LA CASSA PRIGIONIERX

PER UN MONDO SENZA GALERE PER UN MONDO SENZA SFRUTTATX LIBERTA PER TUTTI E TUTTE

La Cassa Prigionieri nasce a Cagliari nel 2023 grazie a un gruppo di compagnx che hanno preso parte alle lotte anticarcerarie sviluppate durante lo sciopero della fame di Alfredo Cospito.

Nel contesto storico attuale, il carcere rappresenta sempre più spesso il punto di approdo per molti compagnx impegnatx nelle lotte di piazza e nei conflitti sociali. Non a caso, gli ultimi decreti sicurezza hanno intensificato la repressione anche all’interno delle carceri, dotando gli sbirri di strumenti straordinari di controllo, repressione e tortura.

È in questo scenario che si è sentita la necessità di creare uno strumento utile a sostenere i/le prigionierx di tutte le strutture detentive (carceri, CPR, REMS, ICAM).

I contributi della Cassa hanno quindi lo scopo di supportare i/le prigionierx durante la reclusione, coprendo i bisogni quotidiani e favorendo la crescita e la diffusione delle lotte anticarcerarie — inclusa l’evasione — con la speranza di alleviare, almeno in parte, la sofferenza causata dalla tortura sistematica che i/le prigionierx subiscono.

Poiché si tratta di una Cassa per i/le prigionierx, si è scelto di sostenere anche eventuali necessità legate alle fasi del giudizio, escludendo però qualsiasi contributo alle spese relative agli onorari dei legali.

TUTTX LIBERX — FUOCO A GALERE E CPR

SOLIDALI CON GHESPE, FUOCO ALLE GALERE

Riceviamo e diffondiamo

Solidarieta’ a Ghespe, amico e compagno, rinchiuso nel carcere di Spoleto

Fuoco alle galere

Aggiornamenti su Ghespe

Un paio di novità sulla situazione di Ghespe, recluso nel carcere di Spoleto da marzo 2025 per scontare un residuo pena di 5 anni e mezzo per il “botto di capodanno” nell’ambito della c.d. operazione panico.

La direzione del carcere gli ha applicato la censura della corrispondenza a partire da metà maggio, a seguito di una nota inviata dalla digos di Firenze in cui si farebbe cenno alla sua pericolosità sociale, ai suoi contatti con l’ambiente anarchico, ecc. La posta dunque viene tutta letta e timbrata; questo ha ovviamente provocato dei rallentamenti e delle “sparizioni” di lettere, sia in entrata che in uscita. Gli vengono inoltre trattenuti francobolli e adesivi, quindi è meglio non metterglieli in busta.

E’ stato inoltre disposto da parte del sost. Procuratore De Gregorio della DDA di Firenze, in data 19.06, un prelievo coattivo del DNA da effettuare in carcere, per un decreto emesso il 5 giugno ’25 nell’ambito di un procedimento penale del 2023. In questa indagine, solo accennata, risulterebbe indagato, insieme ad altri, per 305 c.p. (cospirazione politica mediante associazione), per aver “promosso ed organizzato una rudimentale associazione finalizzata alla commissione dei delitti di cui all’art. 302 c.p.”. Nel giustificare questo prelievo, le cartacce fanno il solito resoconto di serate benefit e iniziative/rivendicazioni solidali nei suoi confronti a partire dal suo arresto in Spagna, a “dimostrazione” del suo ruolo di spicco all’interno del movimento anarchico, per poi enunciare la necessità del campione biologico per “approfondire indagini sui soggetti che si sono coagulati attorno a lui” per “verificarne le potenzialità e capacità operative e strategie d’azione” [sic!]. Magie del DNA….

[A questo proposito: segnaliamo il recente ritrovamento di microspie e GPS in due automobili di compagni/e a lui vicini/e…]

Molto più onestamente, in seguito si fa vago riferimento ad “analoghi” attentati con ordigni esplosivi (analoghi all’azione per cui è stato condannato, s’intende) avvenuti nell’ambito della mobilitazione contro il 41bis di cui evidentemente non sanno a chi attribuire la responsabilità. Gli esempi citati: l’ordigno esplosivo al tribunale di Pisa del 23.02.’23 e le bottiglie incendiarie alla caserma Perotti del 30.01.’23. Il Dna, aggiungono, servirebbe inoltre ad accertare la sua presenza “nei luoghi di aggregazione del movimento anarchico“ e la sua collocazione quindi all’interno della cosiddetta “frangia toscana”. Rispetto al DNA, ricordiamo che il prelievo per la banca dati era già stato imposto, a lui come ai/alle altre arrestati/e del 3 agosto 2017, il giorno della convalida dell’arresto e che la principale “prova” usata a suo carico è stata un controversa perizia sul DNA operata in modalità “irripetibile” tra una microtraccia biologica repertata su un frammento di scotch che presumevano facesse parte dell’ordigno esploso, confrontata con campioni biologici prelevati da oggetti a lui attribuiti quali, ad es., lattine. Nel lamentare l’assenza del suo profilo in banca dati, le carte odierne parlano di un “verosimile errore nella procedura di campionamento” eseguito all’epoca nel carcere di Sollicciano. Come ultima motivazione addotta quindi vi è la necessità di “sanare tale mancanza” e l’onere di tale procedura viene assegnato alla digos di Firenze.

Oltre a ciò, permane per lui l’impossibilità di ottenere l’autorizzazione a colloqui visivi con chiunque non sia un suo avvocato e la totale discrezionalità di ciò che passa di volta in volta coi pacchi a colloquio (ad esempio penne, fogli protocollo, occhiali, libri giudicati troppo “sovversivi”) e ricordiamo inoltre che non può ricevere libri tramite posta (poiché questa possibilità, a Spoleto, sarebbe concessa solo a chi segue dei percorsi di studio, eventualità peraltro non prevista in quel carcere). Pare abbastanza evidente che, al di là delle particolari restrizioni che pensiamo siano proprie di un carcere al cui interno vi è una sezione di 41bis, come Spoleto, nei confronti di Ghespe si vada ad aggiungere la volontà ritorsiva per i due anni di irreperibilità prima del suo arresto in Spagna nel febbraio ’25: è particolarmente importante, quindi, fargli sentire la nostra solidarietà e andare sotto a quel carcere, per lui e per gli altri prigionieri. A metà giugno si sono verificate, lì come nel carcere di Terni, delle proteste per le condizioni di detenzione e per il caldo soffocante, tali da richiedere l’intervento della celere e da far dichiarare al segretario regionale del SAPPE che l’Umbria è diventata la “discarica sociale” del sistema penitenziario toscano, invocando la riapertura del supercarcere a Pianosa per i “isolare i detenuti più pericolosi”, anche in vista delle probabili rivolte estive.

Chiamiamo quindi a una partecipazione numerosa per il presidio al carcere di Spoleto, in loc. Maiano 10, il 5 luglio 2025, alle 16.30: contro ogni galera, per Ghespe, per Paolo Todde che ha sospeso il 21.6 uno sciopero della fame iniziato i primi di maggio nel carcere di Uta (CA), per tuttx x prigionierx.

Per l’Anarchia!

Continuiamo a scrivere a Ghespe!

Salvatore Vespertino

C.D.R. Spoleto

Loc. Maiano 10

06049 Spoleto (PG)

Ancora violenze, terrore e tortura al CPR di Macomer

Da fonti dirette abbiamo appena appreso che ieri notte gli antisommossa con caschi e maganelli hanno fatto irruzione all’interno del CPR ferendo quattro prigionieri, ancora all’interno della struttura. Secondo queste fonti le torture sono state riprese da un video che è sto sequestrato. Ci comunicano inoltre che proseguono gravi atti di autolesionismo messsi in atto dai prigionieri. Inoltre, all’alba sono stati rimpatriati alcuni prigionieri algerini.

Questa stessa mattina gli sbirri hanno rotto il piede di un prigioniero durante una “discussione”.

Un prigioniero è ricoverato da giorni all’ospedale di Nuoro in seguito ad un ascesso dentale ignorato per mesi dai sanitari del CPR. È stato sottoposto ad un’operazione chirurgica e da allora è in coma.

Questi sono i risultati della “nuova” gestione di Officine Sociali e del miglioramento millantato dalla direttrice Elizabeth Rijo Ubri.

DALLA PARTE DI LUCA, DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Pubblichiamo un testo scritto da Luca, il compagno agli arresti domiciliari dal 13 giugno con l’accusa del lancio di un petardo durante una manifestazione antimilitarista e per la Palestina. Speriamo di poter vedere quanto prima Luca lottare con noi per le strade. SOLIDALI CON LUCA E DALLA PARTE DI CHI LOTTA

“I fatti sopra descritti possono essere considerati indici di un’indole incline alla prevaricazione e alla sopraffazione, specie nei confronti delle istituzioni militari, sintomatica di una personalità pericolosa e socialmente allarmante.”
Con queste parole, tra le tante, nel pomeriggio di ieri 13 giugno, è stato disposto il mio arresto domiciliare in seguito ai fatti avvenuti il 10 maggio a Cagliari durante un corteo in solidarietà al popolo palestinese. In quell’occasione nel porto di Cagliari era presente la nave militare Trieste nella quale venivano eseguiti screening pediatrici gratuiti sponsorizzati dalla fabbrica di Bombe RWM, da Amazon, Terna e altre multinazionali.
Sono nato e cresciuto in una terra colonizzata e piegata agli interessi di uno Stato che ci usa come discarica, come laboratorio di guerra e come luna park per gli eserciti di mezzo mondo, come luogo in cui costruire super carceri anziché ospedali, un luogo buono per piantare pale eoliche e pannelli fotovoltaici, anziché permettere lo sviluppo di attività autoctone e sostenibili per l’ambiente. La miseria in cui ci hanno ridotto è la stessa che ci porta ad accettare tutto, a non lamentarci mai di nulla, a non lottare per modificare la nostra condizione subalterna, la stessa che porta tante persone a non capire le mie scelte, che sono poi quelle che mi hanno portato a questa condizione. Ma le condizioni sono buone o cattive in base a dove le si guarda, se per tanta gente la mia situazione è considerata una disgrazia, perché sono rinchiuso in casa, per un’abitante di Gaza non sono altro che un privilegiato che almeno una casa ce l’ha. Cosa c’è da aggiungere davanti alle immagini dello sterminio e dei bombardamenti, davanti alle più atroci azioni di prevaricazione e sopraffazione?
Per me l’unico posto giusto è quello a fianco a chi prova ad opporsi.
Sempri ainnantis
Po una vida e una terra liberas dae sa gherra e dae sa tirrania
Cun sa Palestina in su coru.

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

SOLIDALI CON LUCA

Gli innocenti non fanno rumore, non si sporcano le mani, neppure quando le stringono agli sbirri, dialogando con loro e accettano le loro prescrizioni. Opposizione democratica, gradita al sistema.

I petardi fanno rumore, il rumore dei colpevoli di combattere questo Stato di guerra autore e complice del genocidio che non si può fermare né con passeggiate, né con discorsi.

Stasera un nostro compagno è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aver lanciato un petardo durante la manifestazione pro Palestina del 10 maggio a Cagliari.

Non ci interessa sapere chi l’abbia lanciato; l’abbiamo lanciato tutti, e continueremo a lanciarli, sperando che in futuro siano molto più rumorosi ed efficaci.

Con la Palestina nel cuore

Luca libero, Tuttx liberx

Anarchicx contro carcere e repressione

Pro Pauledhu

Riceviamo e pubblichiamo

Pauledhu est carre e sambene nostru pro cussu sa suferentzia pro nois est
manna, l’intendhimus in sas venas e in sa carena, l’intendhimus in d-onzi
passu de s’esistentzia nostra, in sas ideas e in su ki akimus.
Custa sotzietate est semper prus apedicata e prena de divisas e irgribas
de d-onzi zenia, de galeras e aggorros disumanos, ki Pauledhu est
connoskendhe in costas suas; Pauledhu at semper gherratu, kin sa cultura
nostra, contras a sas inzustissias de custu sistema, a s’omologatzione ki
nos keret totu ke pare, e tandho est zustu ki isse diet sa carena sua a sos
corvos de custu potere candho ki sa cultura nostra etotu est posta in
d-unu corrale? A ite potet servire custu patimentu? A kie?
Lu kerimus martire? No! No lu kerimus! Martire pro custa sotzietate
malaida, perdita e kene valores e printzipios, de zente ammiserata,
traitores e drogatos? No! No lu kerimus; lu kerimus comente semper
l’amus connotu, forte, gherratore sekerru e jocantinu. Sos martires non
sono in sa mentalitate nostra, pro cussu su dolore nostru est a lu vider
suferente, in d’una luta a sa sola inintro de unu mundhu kene ispera.

Sos cumpanzos e sas cumpanzas de Nurkuntra.

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Nella giornata di ieri 14 maggio, un compagno è stato fermato dalla digos e dalla polizia in aeroporto, al suo rientro a Cagliari e condotto a casa per la perquisizione che poi è proseguita all’interno dell’Officina Autogestita Kasteddu, posto frequentato dai compagni e dalle compagne attive nel territorio. Successivamente è stato condotto in questura dove è stato trattenuto per diverse ore, per essere poi rilasciato con l’accusa di avere lanciato, durante la manifestazione per la Palestina di sabato 10 maggio, una bomba carta che avrebbe ferito uno sbirro.
Sappiamo che lo Stato ama la democrazia, di certo non viene disturbato da coloro che pensano che i genocidi ed il fascismo si possano fermare con qualche banchetto in piazza, qualche escursione per il centro città e le chiacchiere dei leader di turno. Per questo cerca di fermare chi lotta e chi non accetta le patetiche pantomime democratiche, colpendolo con accuse ridicole, per impedire le pratiche che escono fuori dai canoni del sistema e la solidarietà con chi non si piega.
Solidali e complici con il compagno fermato e con l Officina Autogestita Kasteddu, rivendichiamo come nostre, tutte le loro pratiche e consigliamo agli sbirri “feriti” nella manifestazione di sabato, di curarsi chiudendosi in casa per un lunghissimo periodo. Non sentiremo di certo la loro mancanza, augurandoci che le false ferite refertate, nel prossimo corteo diventino reali.
Con la Palestina nel cuore, sempre contro lo Stato.
Anarchicx contro carcere e repressione.

Comunicato di solidarietà per i fatti del 28 aprile della Cassa Antirepressione Sarda

Il 25 aprile si è tenuto un presidio fuori dal carcere di Uta per portare solidarietà ai detenuti che da qualche giorno hanno iniziato uno sciopero della fame a staffetta per protestare contro le condizioni carcerarie.
Il 28 Aprile alcuni tra compagne e compagni si sono recati fuori dal carcere per tastare gli umori dei parenti in attesa di colloquio e per sapere cosa pensassero dello sciopero dei loro cari. La situazione non è piaciuta alle guardie e così il gruppo è stato pesantemente represso dalle forze di polizia. Secondini arroganti protetti dall’amministrazione penitenziaria hanno fermato (portandoli all’interno del carcere), identificato e minacciato i partecipanti.
Se il motivo contingente è lo sciopero della fame dei detenuti, il motivo più in generale è la lotta e la criminalizzazione della solidarietà.
Sono anni che assistiamo alla sistematica repressione delle varie forme di solidarietà più o meno articolata.
Le denunce non si contano più, e i processi anche.
In un momento storico in cui la tenuta sociale è a rischio, l’isolamento del sistema carcerario dal resto del mondo è considerata una priorità da parte del potere politico e poliziesco.
Le condanne esemplari ormai si sprecano sia in ambito sociale che di lotta. Per questo a maggior ragione, crediamo da sempre come Cassa Antirepressione Sarda, che la solidarietà sia fondamentale e che nessuno vada lasciato indietro.

Fatti come quelli del 25 ribadiscono l’importanza delle tante forme in cui la
Solidarietà si può esprimere.
Il nostro abbraccio va forte ai prigionieri in lotta e ai compagni e ai parenti identificati venerdì scorso.

Sempri ainnantis
Cassa Antirepressione Sarda – TESTE DURE

Scriviamo ad Alfredo-Cassa Antirep Alpi Occidentali

SCRIVIAMO AD ALFREDO!

Ciao a tutt*: gli aggiornamenti che ci arrivano sulla situazione del compagno Alfredo Cospito descrivono un evidente inasprimento delle condizioni già di per sé aberranti della reclusione in 41 bis.

Da alcuni mesi, Alfredo sta affrontando una progressiva limitazione nelle già esigue possibilità di vivibilità del regime detentivo a cui è stato assegnato dal 2022, tra cui il blocco praticamente totale della corrispondenza da/per l’esterno, l’impossibilità di accedere alla biblioteca interna (autorizzazione che Alfredo aveva avuto dalla Direzione), il blocco dei libri regolarmente acquistati in libreria tramite il carcere (come prevede il regime del 41 bis) e di altri beni, come farina o indumenti, di uso quotidiano.

Tutto ciò avviene, guarda caso, in coincidenza con la condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio del sottosegretario alla giustizia Delmastro (proprio per la vicenda delle intercettazioni ambientali, divulgate in Parlamento da Donzelli, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del suo “gruppo di socialità”). Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni a fine del dicembre scorso del direttore del DAP, Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico e, ancora guarda caso, il ritorno al comando della sezione 41 bis di Bancali del graduato dei GOM che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni.

Rilanciamo quindi l’appello che diffondemmo l’anno scorso in merito alla corrispondenza indirizzata ad Alfredo, come primo passo perché riacquisti incisività e costanza la mobilitazione per strappare Alfredo dall’isolamento e per continuare a lottare contro l’ergastolo e il 41 bis.

CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

È importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in 41 bis nel carcere di Bancali (Sassari). Il lavoro certosino (e spesso francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al pressapochismo tipico delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso sistemi tracciabili quali la raccomandata (anche senza ricevuta di ritorno) o la “Posta 1”. Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di conoscere lo stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per cercare di sbloccare la corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i trattenimenti e la posta spesso semplicemente scompare.

Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o foto dei tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa Antirep delle Alpi Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile.

La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto anche attraverso lettere e cartoline!

L’indirizzo per scrivergli è:

Alfredo Cospito
C. C. “G. Bacchiddu”
strada provinciale 56 n. 4
Località Bancali
07100 Sassari

Mentre per inviare le vostre ricevute: cassantirepalpi[chiocciola]autistici[punto]org

Contro tutte le galere!

Cassa AntiRep delle Alpi Occidentali

Comunicato di solidarietà della redazione di Nurkuntra per i fatti del 28 aprile

De cussu locu b’abarret sa kisìna.
Comente redatzione de Nurkuntra mannamus un abratzu de solidarietate a sos cumpanzos e cumpanzas ki su 28 de aprile ana picatu a pare kin sos irgribas de sa galera de Uta; irgribas prepotentes e mannosos kin sa divisa e in cumpanzia manna ma miseros candho sono a sa sola, ominedhos de nudha ke a totu sos therakedhos de caserma.
In cussa galera, ke-a totus sas galeras, sa situatzione est mezana aberu, suferentzias mannas, zente ki si ukiet o kircat de lu aker d-onzi pacas dies, aba toscata, agorru sikitu, meikinas pro los drogare, omines ammuntonatos ke animales, e sos canes de s’Istatu semper apedhandhe; apedhandhe kin prepotentzia contra a kie non si potet difendhere, a dolu mannu, contra a zente irdebilitata dae su malu passare, iscartatos dae una sotzietate ki difendhet solu meres e sennores.
Sas galeras sono su fruttu de custu sistema, unu sistema de isfruttamentu e de therakia, inuve omines e feminas deven solu essere iscravos e a sa muta e vajulare sa derruta de sa terra issoro; terra ingullita dae sos velenos de su capitale; dae travaglios miserabiles o disocupatzione sikita; dae sa droga ispainata comente controllu sotziale e pro ammiserare zovanos e mannos ki non deven aere nen fortza nen caratire nen firmesa; dae bases militares e casermas de d-onzi zenia, e pro cussu d-onzi oke cuntraria est unu inimicu contra a s’Istatu, de ojare in d-onzi manera e a malu grabu: dennuntzias, corfos e catenas.
Sa solidarietate nostra est manna sa ki damus a custos cumpanzos e cumpanzas ki dae semper gherran contra a sas inzustissias sotziales e a custu sistema; est manna sa ki damus a sos ki sono isserratos e suferentes inintro ‘e cussa tumba e ki custas dies sono aendhe unu corazu mannu afrontandhe, male comente potene, una luta ki daet cussentzia a sos ki sono in foras, unu esempiu mannu de firmesa e dinnitate.
Sos zassos nostros los kerimus garrigos de patentes, de undhos de cata zenia, de campos pro animales, de frores e ervas ki abellini sa terra nostra, de mugrones e mugras ki alligran su veranu; custos aggorros pro malassortatos, los kerimus in kisìna, ki non b’abarret mancu s’ammentu de cussu tzimentu, de cussas irbarras de erru, de cussas catenas e de cussos therakedhos de caserma.

Sa redatzione de Nurkuntra