DICHIARAZIONE DEL COMPAGNO JUAN SORROCHE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA DICHIARAZIONE DEL COMPAGNO JUAN SORROCHE AL PROCESSO DEL 02/10/2025 PER L’ AZIONE CONTRO LA SCUOLA DI POLIZIA POLGAI

JUAN LIBERO

TUTTX LIBERX

RISPOSTE ALLE PROCURE E TESTI:

Ho ascoltato molto attentamente e in silenzio, e ho preso nota in tutto questo tempo, nelle tante udienze, con innumerevoli testi della procura, in più di un anno di processo. Hanno spaziato ampiamente e lungamente, con uno sproposito di documentazioni e di dichiarazioni, con innumerevoli divagazioni e interpretazioni di tutto un contesto di lotta politica e sociale, alle quali è impossibile rispondere nei tempi di questo processo.

Quindi, viste le tante mistificazioni, vorrei ribattere solo un po’ sul contesto sociale e politico entro il quale vengo accusato. Accusato anche forzando e incastrando ruoli specifici, sia politici che personali, gerarchie e ideologie mai assunte da diverse e singole persone.

Costruzione sistematicamente faziosa,con una serie di profili inventati, con tanto di nomi e cognomi senza motivazioni. Che vorrei smentire, viste le accuse ingiuriose.

E lo stesso metodo è stato utilizzato rispetto a diversi scritti e diverse dichiarazioni processuali firmati da me, includendovi anche scritti di altre persone e di anonimi, tutti sistematicamente spezzettati e separati completamente dal loro contesto reale [generale dove sono stati creati]. Dilatandosi in digressioni politiche e storiche, spaziando, spezzettando, senza alcuna sensata motivazione lungo 150 anni di storia dell’anarchismo. Addirittura con divagazioni filosofiche sull’anarchismo. Tutta sta mole di dichiarazioni su un lunghissimo arco di contesto storico, sociale, politico e filosofico, sempre senza prove fattuali e sempre mistificato, registrate in più di un anno di processo, sono solo strumentalizzazioni fuorvianti, e servono solo a creare un clima processuale emergenziale e di pericolosità davanti alla giuria popolare per accusarmi in quanto anarchico.

Procure e testi qui sono arrivati ad inventare dei ruoli di tre leder politici nell’anarchismo, e molto dogmaticamente, per colpevolizzarle, delle persone come capi, i leader politici del movimento anarchico italiano, con tanto di nomi e cognomi di questi compagni anarchici, uno defunto; ma ad oggi in questo processo non sono né incriminati né imputati, e procura e testi non hanno portato un straccio di prova, ma solo le loro chiacchiere. Hanno voluto continuamente spiegarci sta fantomatica e digressiva storia del movimento anarchico italiano, con queste assurde tre diverse correnti, iper-sociali, sociali, antisociali, per ognuna di queste, il suo capetto di turno nell’anarchismo. Costruzioni assurde e completamente inventate.

Mai sentite in vita mia in quanto anarchico; e il movimento anarchico Italiano, certo, lo frequento orgogliosamente da 25 anni.

Queste accuse, riportate in questo modo nel processo, sono mere accuse politiche senza prove.

Speculazioni politiche costruite e comandate dall’alto dalla magistratura, dalla Direzione Nazionale Antiterrorismo. Lo dico per il fatto provato che, essendo completamente false, sentite in questo processo e risentite e riutilizzate solo in diversi altri processi e in ambienti processuali utilizzati delle magistrature, beh la matematica non è una opinione: vogliono, con queste dichiarazioni politiche, condannarmi esemplarmente e politicamente e, insieme, attaccare tutto un contesto di lotta politica e storico e filosofico del movimento anarchico Italiano.

Ci sarebbe tanto e tanto altro da dire, perché le procure e i testi hanno voluto spaziare e introdurre nel processo la lunga e complessa storia delle esperienze politiche e rivoluzionarie della lotta armata degli anni 70 e 80 di questo paese, mettendo tutto ciò in un confronto fazioso e in modo a dir poco strumentale, per dare al processo la solita pennellata folcloristica e sensazionalista sulla lotta armata per impressionare la giuria popolare.

Mi hanno accusato in quanto anarchico, ma vengo ridefinito politicamente a piacimento della procura, inventandosi e imponendomi questa sorta di macchietta infamante di “anarchico individualista”, che rifiuto completamente perché non mi rappresenta per niente. Cosi come loro l’interpretano e rendono.

Tipo. I testi e le procure dicono che non vorrei le lotte sociali. Falso. Che non vorrei lottare con altre persone non anarchiche. Anche questo è falso. Che dico che bisogna assolutamente rivendicare gli attentati. Falso.

Che non voglio le rivoluzioni sociali con gli altri oppressi. Falso. E addirittura ho sentito dire questa gran idiozia da un teste della DIGOS, che io sarei un a-solidale, il che vuol dire nella lingua italiana – e scusate se mi permetto da straniero, ma le parole e la grammatica hanno regole e un loro giusto significato e soprattutto un loro peso-, e vuol dire: non essere solidale con nessuno. Una fesseria stupida, oltre che una falsità. Però magari il teste era ignorante, del significato. La realtà è che io non ho mai negato né nascosto di essere individualista anarchico. Anzi, ne sono molto fiero! Però di sicuro non saranno le procure e testi e le vostre ipocrite autorità a potermi catalogare, tra l’altro cambiando continuamente nei diversi processi e nel tempo a piacimento le mie concezioni di anarchico, senza coerenza, volutamente, perché certo serve soltanto a strumentalizzarle per condannarmi esemplarmente come nemico interno, come terrorista.

VIDEOCONFERENZA E DNA:

Più di un anno di processo fatto tutto in videoconferenza, senza avere potuto mai presenziare di persona in aula, nonostante le mie ripetute richieste, richieste tutte rifiutate dalla corte – a parte l’autorizzazione a presenziare ma con-obbligo-di-interrogatorio, cercando così di fatto di coartare le scelte della difesa degli imputati.

La questione videoconferenza, e la dinamica emergenziale con la quale è stata approvata, rientra o, per essere più precisi, rientrava nella infame logica della differenziazione dei circuiti detentivi introdotta con la dinamica strutturale emergenziale perenne dello Stato Italiano, dove l’individuo recluso e imputato viene demonizzato e disumanizzato con la così detta “notevole pericolosità sociale”.

Questo progresso tecnologico, rivela chiaramente l’asservimento in ogni aspetto delle nostre vite all’autorità statale capitalista: privando della possibilità di contestare le varie innovazioni, nuova religione da adorare.

Così la super-prova del DNA, indiscutibile e incontestabile, e che, bisogna dire, è invece interamente nelle mani e nel monopolio dello Stato, e certo delle sue super-procure e della polizia, la quale fa i rilevamenti e i prelevamenti sulla scena del crimine, detiene tutti i vari reperti nei propri archivi, fa condurre i test e le analisi dal personale proprio, all’interno dei loro propri laboratori; le contro-analisi di parte sono limitatissime e sono costosissime e, diciamolo, la gran maggioranza dei prigionieri certo non se le possono permettere; le contro-analisi sono impossibili da condurre, da parte della difesa, in laboratori che siano indipendenti dagli apparati dello Stato. In più la prova permette un’enorme malleabilità e discrezionalità nell’interpretazione dei risultati, come ci ha dimostrato lo spettacolo indegno e l’enorme malleabilità e la discrezionalità dei risultati nel così detto caso-Garlasco; in una percezione pubblica che è sovradimensionata dallo scientismo della fede nella prova del DNA, che spesso spunta per magia dopo decenni, raccontandoci la favoletta risentita da secoli sulle grandezze del progresso che va avanti, certo attraverso una continua e martellante propaganda lobotomizzante e il bombardamento mediatico della nuova fede in tale affidabilità da adorare. Questo consumismo spettacolare e visivo dei media svolge un ruolo cruciale nella costruzione di questa base che è ideologica. Tutto questo è l’ennesima conferma delle contraddizioni e delle sospensioni effettive di tutti i diritti fondamentali della vostra democrazia borghese. Sono questioni sistemiche nello Stato, non si tratta di due errori disfunzionali o di due mele marce, come si suol dire in questi casi.

ATTO DI TERRORISMO CON ORDIGNI MICIDIALI O ESPLOSIVI, 280 bis c.p:

Per finire vorrei chiarire alcune cose riguardo l’attentato e l’accusa di terrorismo 280 bis c.p., visto che procura e testi, per accusarmi nello specifico dell’attentato della scuola della polizia POLGAI, hanno voluto e potuto spaziare allargandosi a tutto un generale contesto sociale, politico e storico.

Quindi vorrei parlare anche io un po’ sia del contesto sociale e politico e storico sia dello specifico, per poter difendermi delle accuse che mi sono state rivolte.

La prima domanda da farsi qui è: che cosa è la struttura della scuola di polizia POLGAI?

La risposta è: una struttura scientifico-militar-internazionale d’addestramento a tecniche militari.

E poi, a chi insegnano, e a cosa addestrano. Nei suoi locali, come altrove, insegnano le tecniche di antiterrorismo e antiguerriglia alle polizie di tutto il mondo, a paesi anche molto noti alle cronache italiane come l’Egitto, la Libia, come anche alla polizia di Israele, e tanti tanti altri. L’antiterrorismo include intrinsecamente l’addestramento alla tortura sistematica: crimine odioso, anche per le vostre democrazie borghesi, che fintamente lo condannano, provando maldestramente a dissimularlo.

Faccio una piccola parentesi storica, visto che le procure hanno voluto inserire e parlare della lotta armata in Italia negli anni 70 e sul contesto storico di allora. Perché non avete parlato della tortura messa in pratica dallo Stato italiano durante gli anni 80 dal governo Spadolini, 1981, coalizione DC,PSI,PSDI, PRI,PLI, certo votato democraticamente, con decine e decine di casi denunciati di tortura e anche con violenze sessuali, contro una marea di persone che lottavano, e la giustificazione secondo cui è servita a fermare la lotta armata. Però non è questo il punto: questa piccolissima parentesi sul contesto Storico è per mostrare che sono queste le tecniche che si utilizzano nei complessi scientifico-militar-industriali locali e internazionali come quello della scuola di polizia POLGAI. Sono la massima espressione del monopolio statale della violenza e delle sue tecniche. Questo è il contesto.

Contesto che ci sta trascinando oggi tutti verso la terza guerra mondiale, di cui il genocidio in corso a Gaza è il capitolo più emblematico e più in vista. Però chi è, chi sono i terroristi per la procura e per lo Stato italiano che mi accusa. Attenzione perché in questi tempi di guerra totale si sfumano i confini tra i “terroristi” del fronte esterno e i “terroristi” del fronte interno. Per fare un esempio specifico: nella stessa sezione speciale del carcere dove sono prigioniero, vivo con diversi compagni rivoluzionari, come il compagno prigioniero Anan Yaeesh, partigiano palestinese, e benché la resistenza armata di cui lo si accusa sia legittima persino per la vostra carta straccia del diritto internazionale, l’Italia lo tiene prigioniero qui. Così come alcuni dei rivoluzionari comunisti richiusi negli anni 80, rinchiusi da più di 40 anni: sono quelli di più lunga durata nelle carceri di tutta Europa. E approfitto per esprimere a tutti solidarietà.

Cosa c’entra tutto ciò. C’entra che tutti abbiamo le stesse accuse: per “terrorismo”. È la stessa accusa, “terrorismo”, che mi fa questa procura per l’azione rivoluzionaria contro la POLGAI.

Ma, se di terrorismo vogliamo parlare, vorrei ricordare che siete seduti e vivete in un territorio, Brescia, dove, in Ghedi, si trova un parte micidiale del vostro imperialismo occidentale, attivo e complice nel genocidio del popolo palestinese, e che ha una base NATO, con bombe nucleari in grado di disintegrare popolazioni intere, e queste si indiscriminatamente, e anche in grado di disintegrare tutta Brescia.

Capisco le dichiarazioni di procura e testi, non sono un stupido: dovete reprimere noi, pericolosi-terroristi, quelli delle retrovie di questa guerra totale, tra l’altro in una fase complicata del capitalismo italiano ed europeo. Certo il fronte interno deve rimanere pacificato a forza di manganello e condanne esemplari, per conservare l’ordine sociale. Per questo le strette repressive verso ogni pratica di lotta non simbolica; per questo la repressione con il DDL sicurezza, con leggi repressive con condanne esemplari anche per i prigionieri che lottano nel carcere anche per la sola disobbedienza pacifica e punendo lo sciopero della fame collettivo come rivolta.

Tra l’altro oltre alle carceri italiane che hanno problemi con l’acqua come a Terni, in alcune non c’è proprio l’acqua per lavarsi, né tanto meno per bere, come ad esempio nel carcere di Uta in Sardegna, dove c’è stato un recente sciopero della fame; e tutte sovraffollate. Per questo anche l’attacco con l’utilizzo infame da parte dello Stato della legge più grave che ci sia nell’ordinamento di questo paese, la cosi detta “strage politica”, il 285 c.p.; ormai pure questa è stata sdoganata estesa contro chiunque, nonostante la sproporzione tra fatti reali, reato e pena: così per la prima volta è passato il reato di strage senza che ci fossero né morti né feriti, nelle condanne degli anarchici Anna Beniamino e Alfredo Cospito, quest’ultimo rinchiuso in 41 bis. A Alfredo e Anna va tutta la mia solidarietà. A differenza delle recenti stragi di Stato con i 14 prigionieri uccisi lasciati morire in carcere durante le rivolte di marzo 2020, oppure il ponte Morandi di Genova con 43 morti e tante e tante altre.

E visto anche che le procure e testi continuano in questo processo a parlare di un altro mio processo per cui sono stato condannato in via definitiva e degli ordigni alla sede della Lega in Treviso, per quelli, vorrei ricordare, con l’accusa, senza morti e senza feriti, di “strage politica”, poi ritirata dal PM, sono stato condannato a 28 anni di prigione in primo grado, misura che non si vedeva da decenni.

D’altra parte, ricordare non fa male: è un dato di fatto che la Lega è un partito che costituisce parte del governo fortemente razzista, misogino e xenofobo, oltre ad essere un partito complice dichiarato del genocidio in Palestina. Poi semmai, riguardo alle accuse di strage: è lo Stato italiano l’unico responsabile delle stragi, da sempre; e, noi anarchici, è dal 1970 che continuiamo e continueremo ad accusare lo Stato italiano come l’unico responsabile dell’epoca dello stragismo e della così detta “strategia della tensione”, comandata dagli USA, stragi come piazza Fontana, e, dove state voi a Brescia, piazza della Loggia, e che lo Stato in tutti questi anni ha fatto di tutto per uscirne impunito. Proprio per ciò mi piacerebbe ricordare e far notare alla corte che i numerosi politici e magistrati del periodo stragista degli anni 70 sono gli stessi che ancora sono protagonisti, e alcuni oggi governano, della vita pubblica italiana. Non vedo con quale legittimità proprio voi possiate accusarci di essere stragisti e terroristi.

Voi certo volete cancellare tutto ciò con un colpo di spugna. Sia il passato che il presente, i livelli altissimi di guerra totale, il razzismo statale e nazionale-sociale che avete diffuso e che si respirano oggi in Italia e nel mondo, e che voi come Stato da anni avete fomentato in tutta la società italiana facendolo passare come qualcosa che è privo di violenza, una semplice opinione… Volete sorvolare queste questioni fondamentali.

Queste sono alcune contestualizzazioni sociali e politiche e storiche; in sintesi, perché potrei continuare all’infinito. Certo voi potete condannarmi o no, sono qui prigioniero, ma non scordatevi mai che siete voi rappresentanti dello Stato quelli accusati di terrorismo e stragisti con storiche responsabilità.

E tutti questi fatti parlano delle ragioni sociali delle lotte da secoli degli oppressi del mondo. Io sono una piccola goccia, ma semplicemente dalla parte giusta della storia.

A prescindere e al di là di ciò che deciderete. lo condivido politicamente e solidarizzo con la lotta anarchica rivoluzionaria contro il capitale e lo Stato e solidarizzo con il popolo oppresso palestinese e con la lotta di liberazione rivoluzionaria contro il colonialismo occidentale! È per tutti questi motivi che questo processo e qualsiasi Stato non mi rappresentano, viste le continue stragi e genocidi della classe degli oppressi di cui io faccio parte, e le continue falsificazioni e manipolazioni di cui lo Stato è responsabile. Oggi, in modo assoluto rifiuto questa farsa statale, rifiuto questo tribunale e qualsiasi verdetto, sia esso di colpevolezza che di innocenza. Oggi dichiaro che per me questo processo è finito e non vedrete più la mia immagine.

Viva l’anarchia!

Juan Sorroche

02/10/2025

-AS2, c.c.Terni –

SA DOMU È FINITA-NASCE S’ATOBIU INTERNESCIONAL

L’esperienza dello spazio occupato di Via La Marmora continua! Crediamo che il modo migliore per evitare il degrado e l’abbandono degli edifici, sia quello dì viverli e prendersene cura, abitandoli quotidianamente. Alcuni percorsi finiscono, altri proseguono, tante persone ritornano e l’esperienza si allarga, in risposta a un’esigenza abitativa anticlassista e antirazzista urgente.

LA CASA È DI CHI L’ABITA
Collettivo Internescional

!!!!!! 9 AGOSTO !!!!!!!!!!!!!!!!

SERATA BENEFIT PER LA CASSA PRIGIONIERX

PER UN MONDO SENZA GALERE PER UN MONDO SENZA SFRUTTATX LIBERTA PER TUTTI E TUTTE

La Cassa Prigionieri nasce a Cagliari nel 2023 grazie a un gruppo di compagnx che hanno preso parte alle lotte anticarcerarie sviluppate durante lo sciopero della fame di Alfredo Cospito.

Nel contesto storico attuale, il carcere rappresenta sempre più spesso il punto di approdo per molti compagnx impegnatx nelle lotte di piazza e nei conflitti sociali. Non a caso, gli ultimi decreti sicurezza hanno intensificato la repressione anche all’interno delle carceri, dotando gli sbirri di strumenti straordinari di controllo, repressione e tortura.

È in questo scenario che si è sentita la necessità di creare uno strumento utile a sostenere i/le prigionierx di tutte le strutture detentive (carceri, CPR, REMS, ICAM).

I contributi della Cassa hanno quindi lo scopo di supportare i/le prigionierx durante la reclusione, coprendo i bisogni quotidiani e favorendo la crescita e la diffusione delle lotte anticarcerarie — inclusa l’evasione — con la speranza di alleviare, almeno in parte, la sofferenza causata dalla tortura sistematica che i/le prigionierx subiscono.

Poiché si tratta di una Cassa per i/le prigionierx, si è scelto di sostenere anche eventuali necessità legate alle fasi del giudizio, escludendo però qualsiasi contributo alle spese relative agli onorari dei legali.

TUTTX LIBERX — FUOCO A GALERE E CPR

SOLIDALI CON GHESPE, FUOCO ALLE GALERE

Riceviamo e diffondiamo

Solidarieta’ a Ghespe, amico e compagno, rinchiuso nel carcere di Spoleto

Fuoco alle galere

Aggiornamenti su Ghespe

Un paio di novità sulla situazione di Ghespe, recluso nel carcere di Spoleto da marzo 2025 per scontare un residuo pena di 5 anni e mezzo per il “botto di capodanno” nell’ambito della c.d. operazione panico.

La direzione del carcere gli ha applicato la censura della corrispondenza a partire da metà maggio, a seguito di una nota inviata dalla digos di Firenze in cui si farebbe cenno alla sua pericolosità sociale, ai suoi contatti con l’ambiente anarchico, ecc. La posta dunque viene tutta letta e timbrata; questo ha ovviamente provocato dei rallentamenti e delle “sparizioni” di lettere, sia in entrata che in uscita. Gli vengono inoltre trattenuti francobolli e adesivi, quindi è meglio non metterglieli in busta.

E’ stato inoltre disposto da parte del sost. Procuratore De Gregorio della DDA di Firenze, in data 19.06, un prelievo coattivo del DNA da effettuare in carcere, per un decreto emesso il 5 giugno ’25 nell’ambito di un procedimento penale del 2023. In questa indagine, solo accennata, risulterebbe indagato, insieme ad altri, per 305 c.p. (cospirazione politica mediante associazione), per aver “promosso ed organizzato una rudimentale associazione finalizzata alla commissione dei delitti di cui all’art. 302 c.p.”. Nel giustificare questo prelievo, le cartacce fanno il solito resoconto di serate benefit e iniziative/rivendicazioni solidali nei suoi confronti a partire dal suo arresto in Spagna, a “dimostrazione” del suo ruolo di spicco all’interno del movimento anarchico, per poi enunciare la necessità del campione biologico per “approfondire indagini sui soggetti che si sono coagulati attorno a lui” per “verificarne le potenzialità e capacità operative e strategie d’azione” [sic!]. Magie del DNA….

[A questo proposito: segnaliamo il recente ritrovamento di microspie e GPS in due automobili di compagni/e a lui vicini/e…]

Molto più onestamente, in seguito si fa vago riferimento ad “analoghi” attentati con ordigni esplosivi (analoghi all’azione per cui è stato condannato, s’intende) avvenuti nell’ambito della mobilitazione contro il 41bis di cui evidentemente non sanno a chi attribuire la responsabilità. Gli esempi citati: l’ordigno esplosivo al tribunale di Pisa del 23.02.’23 e le bottiglie incendiarie alla caserma Perotti del 30.01.’23. Il Dna, aggiungono, servirebbe inoltre ad accertare la sua presenza “nei luoghi di aggregazione del movimento anarchico“ e la sua collocazione quindi all’interno della cosiddetta “frangia toscana”. Rispetto al DNA, ricordiamo che il prelievo per la banca dati era già stato imposto, a lui come ai/alle altre arrestati/e del 3 agosto 2017, il giorno della convalida dell’arresto e che la principale “prova” usata a suo carico è stata un controversa perizia sul DNA operata in modalità “irripetibile” tra una microtraccia biologica repertata su un frammento di scotch che presumevano facesse parte dell’ordigno esploso, confrontata con campioni biologici prelevati da oggetti a lui attribuiti quali, ad es., lattine. Nel lamentare l’assenza del suo profilo in banca dati, le carte odierne parlano di un “verosimile errore nella procedura di campionamento” eseguito all’epoca nel carcere di Sollicciano. Come ultima motivazione addotta quindi vi è la necessità di “sanare tale mancanza” e l’onere di tale procedura viene assegnato alla digos di Firenze.

Oltre a ciò, permane per lui l’impossibilità di ottenere l’autorizzazione a colloqui visivi con chiunque non sia un suo avvocato e la totale discrezionalità di ciò che passa di volta in volta coi pacchi a colloquio (ad esempio penne, fogli protocollo, occhiali, libri giudicati troppo “sovversivi”) e ricordiamo inoltre che non può ricevere libri tramite posta (poiché questa possibilità, a Spoleto, sarebbe concessa solo a chi segue dei percorsi di studio, eventualità peraltro non prevista in quel carcere). Pare abbastanza evidente che, al di là delle particolari restrizioni che pensiamo siano proprie di un carcere al cui interno vi è una sezione di 41bis, come Spoleto, nei confronti di Ghespe si vada ad aggiungere la volontà ritorsiva per i due anni di irreperibilità prima del suo arresto in Spagna nel febbraio ’25: è particolarmente importante, quindi, fargli sentire la nostra solidarietà e andare sotto a quel carcere, per lui e per gli altri prigionieri. A metà giugno si sono verificate, lì come nel carcere di Terni, delle proteste per le condizioni di detenzione e per il caldo soffocante, tali da richiedere l’intervento della celere e da far dichiarare al segretario regionale del SAPPE che l’Umbria è diventata la “discarica sociale” del sistema penitenziario toscano, invocando la riapertura del supercarcere a Pianosa per i “isolare i detenuti più pericolosi”, anche in vista delle probabili rivolte estive.

Chiamiamo quindi a una partecipazione numerosa per il presidio al carcere di Spoleto, in loc. Maiano 10, il 5 luglio 2025, alle 16.30: contro ogni galera, per Ghespe, per Paolo Todde che ha sospeso il 21.6 uno sciopero della fame iniziato i primi di maggio nel carcere di Uta (CA), per tuttx x prigionierx.

Per l’Anarchia!

Continuiamo a scrivere a Ghespe!

Salvatore Vespertino

C.D.R. Spoleto

Loc. Maiano 10

06049 Spoleto (PG)

Ancora violenze, terrore e tortura al CPR di Macomer

Da fonti dirette abbiamo appena appreso che ieri notte gli antisommossa con caschi e maganelli hanno fatto irruzione all’interno del CPR ferendo quattro prigionieri, ancora all’interno della struttura. Secondo queste fonti le torture sono state riprese da un video che è sto sequestrato. Ci comunicano inoltre che proseguono gravi atti di autolesionismo messsi in atto dai prigionieri. Inoltre, all’alba sono stati rimpatriati alcuni prigionieri algerini.

Questa stessa mattina gli sbirri hanno rotto il piede di un prigioniero durante una “discussione”.

Un prigioniero è ricoverato da giorni all’ospedale di Nuoro in seguito ad un ascesso dentale ignorato per mesi dai sanitari del CPR. È stato sottoposto ad un’operazione chirurgica e da allora è in coma.

Questi sono i risultati della “nuova” gestione di Officine Sociali e del miglioramento millantato dalla direttrice Elizabeth Rijo Ubri.

DALLA PARTE DI LUCA, DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Pubblichiamo un testo scritto da Luca, il compagno agli arresti domiciliari dal 13 giugno con l’accusa del lancio di un petardo durante una manifestazione antimilitarista e per la Palestina. Speriamo di poter vedere quanto prima Luca lottare con noi per le strade. SOLIDALI CON LUCA E DALLA PARTE DI CHI LOTTA

“I fatti sopra descritti possono essere considerati indici di un’indole incline alla prevaricazione e alla sopraffazione, specie nei confronti delle istituzioni militari, sintomatica di una personalità pericolosa e socialmente allarmante.”
Con queste parole, tra le tante, nel pomeriggio di ieri 13 giugno, è stato disposto il mio arresto domiciliare in seguito ai fatti avvenuti il 10 maggio a Cagliari durante un corteo in solidarietà al popolo palestinese. In quell’occasione nel porto di Cagliari era presente la nave militare Trieste nella quale venivano eseguiti screening pediatrici gratuiti sponsorizzati dalla fabbrica di Bombe RWM, da Amazon, Terna e altre multinazionali.
Sono nato e cresciuto in una terra colonizzata e piegata agli interessi di uno Stato che ci usa come discarica, come laboratorio di guerra e come luna park per gli eserciti di mezzo mondo, come luogo in cui costruire super carceri anziché ospedali, un luogo buono per piantare pale eoliche e pannelli fotovoltaici, anziché permettere lo sviluppo di attività autoctone e sostenibili per l’ambiente. La miseria in cui ci hanno ridotto è la stessa che ci porta ad accettare tutto, a non lamentarci mai di nulla, a non lottare per modificare la nostra condizione subalterna, la stessa che porta tante persone a non capire le mie scelte, che sono poi quelle che mi hanno portato a questa condizione. Ma le condizioni sono buone o cattive in base a dove le si guarda, se per tanta gente la mia situazione è considerata una disgrazia, perché sono rinchiuso in casa, per un’abitante di Gaza non sono altro che un privilegiato che almeno una casa ce l’ha. Cosa c’è da aggiungere davanti alle immagini dello sterminio e dei bombardamenti, davanti alle più atroci azioni di prevaricazione e sopraffazione?
Per me l’unico posto giusto è quello a fianco a chi prova ad opporsi.
Sempri ainnantis
Po una vida e una terra liberas dae sa gherra e dae sa tirrania
Cun sa Palestina in su coru.

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

SOLIDALI CON LUCA

Gli innocenti non fanno rumore, non si sporcano le mani, neppure quando le stringono agli sbirri, dialogando con loro e accettano le loro prescrizioni. Opposizione democratica, gradita al sistema.

I petardi fanno rumore, il rumore dei colpevoli di combattere questo Stato di guerra autore e complice del genocidio che non si può fermare né con passeggiate, né con discorsi.

Stasera un nostro compagno è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aver lanciato un petardo durante la manifestazione pro Palestina del 10 maggio a Cagliari.

Non ci interessa sapere chi l’abbia lanciato; l’abbiamo lanciato tutti, e continueremo a lanciarli, sperando che in futuro siano molto più rumorosi ed efficaci.

Con la Palestina nel cuore

Luca libero, Tuttx liberx

Anarchicx contro carcere e repressione

Pro Pauledhu

Riceviamo e pubblichiamo

Pauledhu est carre e sambene nostru pro cussu sa suferentzia pro nois est
manna, l’intendhimus in sas venas e in sa carena, l’intendhimus in d-onzi
passu de s’esistentzia nostra, in sas ideas e in su ki akimus.
Custa sotzietate est semper prus apedicata e prena de divisas e irgribas
de d-onzi zenia, de galeras e aggorros disumanos, ki Pauledhu est
connoskendhe in costas suas; Pauledhu at semper gherratu, kin sa cultura
nostra, contras a sas inzustissias de custu sistema, a s’omologatzione ki
nos keret totu ke pare, e tandho est zustu ki isse diet sa carena sua a sos
corvos de custu potere candho ki sa cultura nostra etotu est posta in
d-unu corrale? A ite potet servire custu patimentu? A kie?
Lu kerimus martire? No! No lu kerimus! Martire pro custa sotzietate
malaida, perdita e kene valores e printzipios, de zente ammiserata,
traitores e drogatos? No! No lu kerimus; lu kerimus comente semper
l’amus connotu, forte, gherratore sekerru e jocantinu. Sos martires non
sono in sa mentalitate nostra, pro cussu su dolore nostru est a lu vider
suferente, in d’una luta a sa sola inintro de unu mundhu kene ispera.

Sos cumpanzos e sas cumpanzas de Nurkuntra.

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Nella giornata di ieri 14 maggio, un compagno è stato fermato dalla digos e dalla polizia in aeroporto, al suo rientro a Cagliari e condotto a casa per la perquisizione che poi è proseguita all’interno dell’Officina Autogestita Kasteddu, posto frequentato dai compagni e dalle compagne attive nel territorio. Successivamente è stato condotto in questura dove è stato trattenuto per diverse ore, per essere poi rilasciato con l’accusa di avere lanciato, durante la manifestazione per la Palestina di sabato 10 maggio, una bomba carta che avrebbe ferito uno sbirro.
Sappiamo che lo Stato ama la democrazia, di certo non viene disturbato da coloro che pensano che i genocidi ed il fascismo si possano fermare con qualche banchetto in piazza, qualche escursione per il centro città e le chiacchiere dei leader di turno. Per questo cerca di fermare chi lotta e chi non accetta le patetiche pantomime democratiche, colpendolo con accuse ridicole, per impedire le pratiche che escono fuori dai canoni del sistema e la solidarietà con chi non si piega.
Solidali e complici con il compagno fermato e con l Officina Autogestita Kasteddu, rivendichiamo come nostre, tutte le loro pratiche e consigliamo agli sbirri “feriti” nella manifestazione di sabato, di curarsi chiudendosi in casa per un lunghissimo periodo. Non sentiremo di certo la loro mancanza, augurandoci che le false ferite refertate, nel prossimo corteo diventino reali.
Con la Palestina nel cuore, sempre contro lo Stato.
Anarchicx contro carcere e repressione.

Comunicato di solidarietà per i fatti del 28 aprile della Cassa Antirepressione Sarda

Il 25 aprile si è tenuto un presidio fuori dal carcere di Uta per portare solidarietà ai detenuti che da qualche giorno hanno iniziato uno sciopero della fame a staffetta per protestare contro le condizioni carcerarie.
Il 28 Aprile alcuni tra compagne e compagni si sono recati fuori dal carcere per tastare gli umori dei parenti in attesa di colloquio e per sapere cosa pensassero dello sciopero dei loro cari. La situazione non è piaciuta alle guardie e così il gruppo è stato pesantemente represso dalle forze di polizia. Secondini arroganti protetti dall’amministrazione penitenziaria hanno fermato (portandoli all’interno del carcere), identificato e minacciato i partecipanti.
Se il motivo contingente è lo sciopero della fame dei detenuti, il motivo più in generale è la lotta e la criminalizzazione della solidarietà.
Sono anni che assistiamo alla sistematica repressione delle varie forme di solidarietà più o meno articolata.
Le denunce non si contano più, e i processi anche.
In un momento storico in cui la tenuta sociale è a rischio, l’isolamento del sistema carcerario dal resto del mondo è considerata una priorità da parte del potere politico e poliziesco.
Le condanne esemplari ormai si sprecano sia in ambito sociale che di lotta. Per questo a maggior ragione, crediamo da sempre come Cassa Antirepressione Sarda, che la solidarietà sia fondamentale e che nessuno vada lasciato indietro.

Fatti come quelli del 25 ribadiscono l’importanza delle tante forme in cui la
Solidarietà si può esprimere.
Il nostro abbraccio va forte ai prigionieri in lotta e ai compagni e ai parenti identificati venerdì scorso.

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Cassa Antirepressione Sarda – TESTE DURE