Comunicato di solidarietà della redazione di Nurkuntra per i fatti del 28 aprile

De cussu locu b’abarret sa kisìna.
Comente redatzione de Nurkuntra mannamus un abratzu de solidarietate a sos cumpanzos e cumpanzas ki su 28 de aprile ana picatu a pare kin sos irgribas de sa galera de Uta; irgribas prepotentes e mannosos kin sa divisa e in cumpanzia manna ma miseros candho sono a sa sola, ominedhos de nudha ke a totu sos therakedhos de caserma.
In cussa galera, ke-a totus sas galeras, sa situatzione est mezana aberu, suferentzias mannas, zente ki si ukiet o kircat de lu aker d-onzi pacas dies, aba toscata, agorru sikitu, meikinas pro los drogare, omines ammuntonatos ke animales, e sos canes de s’Istatu semper apedhandhe; apedhandhe kin prepotentzia contra a kie non si potet difendhere, a dolu mannu, contra a zente irdebilitata dae su malu passare, iscartatos dae una sotzietate ki difendhet solu meres e sennores.
Sas galeras sono su fruttu de custu sistema, unu sistema de isfruttamentu e de therakia, inuve omines e feminas deven solu essere iscravos e a sa muta e vajulare sa derruta de sa terra issoro; terra ingullita dae sos velenos de su capitale; dae travaglios miserabiles o disocupatzione sikita; dae sa droga ispainata comente controllu sotziale e pro ammiserare zovanos e mannos ki non deven aere nen fortza nen caratire nen firmesa; dae bases militares e casermas de d-onzi zenia, e pro cussu d-onzi oke cuntraria est unu inimicu contra a s’Istatu, de ojare in d-onzi manera e a malu grabu: dennuntzias, corfos e catenas.
Sa solidarietate nostra est manna sa ki damus a custos cumpanzos e cumpanzas ki dae semper gherran contra a sas inzustissias sotziales e a custu sistema; est manna sa ki damus a sos ki sono isserratos e suferentes inintro ‘e cussa tumba e ki custas dies sono aendhe unu corazu mannu afrontandhe, male comente potene, una luta ki daet cussentzia a sos ki sono in foras, unu esempiu mannu de firmesa e dinnitate.
Sos zassos nostros los kerimus garrigos de patentes, de undhos de cata zenia, de campos pro animales, de frores e ervas ki abellini sa terra nostra, de mugrones e mugras ki alligran su veranu; custos aggorros pro malassortatos, los kerimus in kisìna, ki non b’abarret mancu s’ammentu de cussu tzimentu, de cussas irbarras de erru, de cussas catenas e de cussos therakedhos de caserma.

Sa redatzione de Nurkuntra

Intimidazioni della polizia penitenziaria contro i solidali con i prigionieri di Uta

Il 25 aprile ci siamo recat* al carcere di Uta a portare solidarietà ai prigionier*, in occasione dell’inizio dello sciopero della fame a staffetta per denunciare il regime di privazioni e tortura a cui sono sottopost*, ricevendo una risposta calorosa.
Nella mattina del 28 aprile alcuni solidal* sono tornat* nel piazzale antistante il carcere per parlare e discutere con i familiari sulle motivazioni dello sciopero, sulla situazione all’interno del carcere e diffondere la dichiarazione di sciopero dei prigionier*. La presenza dei compagn* è stata ben accolta dai familiari ma evidentemente non è stata gradita dall’amministrazione. Infatti, dopo circa un’ora si sono presentati due agenti che hanno tentato, senza successo, di intimidire i solidal* intimandogli di seguirli all’interno del carcere. Dopo un’altra ora, in un momento in cui non erano presenti familiari nel piazzale, sono usciti una ventina di agenti, che hanno afferrato violentemente i compagn* per portarli all’interno del carcere, senza, peraltro, addurre alcuna motivazione. Alcun* si sono oppost* e sono stat* circondat* da ancora altri agenti e minacciat* di denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Dopo l’identificazione, avvenuta all’interno del carcere, e una sequela di ulteriori minacce tutt* i compagn* sono stat* rilasciat*.
I nostri obiettivi, parlare con i familiari e diffondere la dichiarazione dello sciopero dei detenut*, li abbiamo raggiunti; gli sbirri invece no. Infatti, ci ritroveranno ancora di fronte a quella maledetta galera sempre a fianco dei prigionier* in lotta.
TUTTE LIBERE, TUTTI LIBERI
CHIUDERE UTA, CHIUDERE TUTTE LE GALERE
NO 41 BIS NÉ A UTA NÈ ALTROVE

Anarchiche e anarchici contro carcere e repressione

SCIOPERO DELLA FAME A UTA. SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI IN LOTTA


Riceviamo, da alcuni prigionieri che il 25 aprile hanno iniziato in due sezioni uno sciopero della fame a staffetta, il documento con le rivendicazioni che diffondiamo.


Al tribunale di Sorveglianza di Cagliari/Alla Direzione Carcere “E. Scalas”-Uta

Siamo i prigionieri del carcere “E. Scalas” di Uta e rimarchiamo per l’ennesima volta le nostre lagnanze.
Innanzitutto, sappiamo che la direzione, con tutto l’apparato securitario, è a conoscenza della mancata potabilità dell’acqua che sgorga nei rubinetti delle celle. Quella è un’acqua grezza, non trattata e non potabilizzata, che viene erogata alle aziende del comprensorio
industriale di Macchiareddu, non consona al consumo animale.
Più della metà dei prigionieri di questo carcere sono rinchiusi in celle anguste (con meno di 12 metri quadrati calpestabili) per più di 20/22 ore al giorno. Le celle dove noi siamo segregati, sono ambienti per due persone, invece siamo stipati in quattro, con tutte le conseguenze di “coabitazione” forzata che trasporta: il sovraffollamento è superiore al
100% in questo carcere. Le ore dei passeggi, unica occasione di uscire all’aria aperta, delle ministeriali quattro ore giornaliere, se ci va bene ne usufruiamo per max 2 e/o 3 ore al giorno.
Sull’area sanitaria dobbiamo stendere un velo pietoso, inadeguata alla mansione e malevola d’animo; qua aspetti giorni per poter fare una visita urgente dal medico di “fiducia”, ed il più delle volte ti prescrivono antidolorifici e/o gocce miracolose. Abbiamo visto e vediamo tutt’ora arti “fasciati” con stecche di legno di cassette di frutta e/o cartone
ondulato di altrettante cassette di banane. Un nostro compagno di ventura che lamentava perdite ematiche nelle urine, veniva trattato con diuretici, e soltanto dopo quindici giorni è stato ricoverato in un ospedale esterno. Che dire dell’area educativa, complice del clima di terrore instaurato dall’area securitaria e dalla direzione, gli educatori fanno i passacarte, non si occupano dei problemi dei prigionieri, ma l’unica cosa che fanno volentieri, è quella di partecipare a quei finti
processi, che loro chiamano consigli di disciplina, dove vengono date punizioni da bambini dell’asilo. Infine, che dire degli orari della biblioteca, che invece di essere un’”agorà” della popolazione prigioniera, è tenuta a doppia mandata, tanto che non possiamo usufruirne più di due/tre ore alla settimana. Pure il campo di calcetto è ben tenuto chiuso, infatti si può utilizzare con il contagocce, non più di due ore a settimana, che poi significa, se va bene, un’ora e mezza, anche grazie alla “perfetta macchina organizzativa delle guardie”.
Un appunto lo facciamo anche ai giudici di sorveglianza, che mai abbiamo visto nelle sezioni, loro se va bene li vediamo in videoconferenza o nelle asettiche aule al piano terra, dove tutto è lindo e perfetto; infine, ci rivolgiamo a Gianni Loy, referente dei detenuti,
dove sei, cosa fai…? Lo sai che puoi girare tutto il carcere, puoi entrare dappertutto, però nessuno ti vede. Non puoi venire qui e parlare soltanto con le persone che ti contattano, ora ci sono dei cristi che hanno bisogno di aiuto, se non ti senti adeguato alla funzione lascia, a noi non cambierebbe nulla.
Veniamo alle nostre rivendicazioni:

  1. Esigiamo la consegna di litri tre di acqua minerale certificata in bottiglie sigillate;
  2. L’apertura delle celle nelle sezioni chiuse, per un numero congruo di ore
    giornaliere, minimo sei ore al giorno;
  3. Il rispetto delle effettive ore ministeriali nei passeggi, quattro ore al giorno;
  4. L’apertura della biblioteca per tutta la popolazione prigioniera senza limitazioni di sorta;
  5. L’utilizzo del campo di calcetto almeno due volte alla settimana, questo è possibile con un minimo di buona volontà e di organizzazione dell’area securitaria;
  6. La consegna della fornitura ministeriale a tutte le celle del carcere;
  7. Vogliamo parlare de visus con i magistrati di sorveglianza del tribunale di
    Cagliari, per potere spiegare più a fondo le nostre ragioni di lotta;
  8. Nessuna ritorsione nei nostri confronti prima, durante, dopo la nostra lotta.
  9. Se non otterremo risposta in tempi brevi, inizieremo uno sciopero della fame generale, avvisando prontamente tutti gli organi di stampa della Sardegna, e organizzando dei sit-in itineranti a Cagliari e dintorni, e di fronte al carcere.


Ai prigionieri in lotta vanno il nostro appoggio, solidarietà e complicità. Potete trovare informazioni sulla lotta e sulle iniziative di solidarietà in
rifiuti.noblogs.org

(leggi risultati analisi delle acque e sovraffollamento carceri)


TUTTE LIBERE, TUTTI LIBERI CHIUDERE UTA, CHIUDERE TUTTE LE GALERE

Anarchiche e anarchici contro carcere e repressione

PER UN 25 APRILE DI SOLIDARIETÀ A CHI LOTTA DA DIETRO LE SBARRE

Oggi, 25 aprile, i detenuti di alcune sezioni del carcere di Uta inizieranno uno sciopero della fame (a staffetta) per protestare contro le loro sempre peggiori condizioni di vita all interno.

Per questo e per tanti altri motivi (leggi volantino) stasera dalle ore 19 ci troveremo ancora una volta fuori dalle mura del carcere per portare solidarietà a tuttx i/le reclusx.

Per chi volesse partire tuttx insieme l’incontro è alle 18 nei parcheggi del mercato di via Quirra.

FUOCO ALLE GALERE
TUTTX LIBERX

41 BIS A UTA?


SDR parla a caso o i lavori si sono conclusi incredibilmente in meno
di otto giorni? Oppure il modulo è stato aperto di nascosto e non è
possibile sapere chi vi sia rinchiuso?
NO 41 BIS, NÈ A UTA NÈ ALTROVE

TORTURATI SINO ALLA MORTE


Ti costringono, per 22 ore al giorno, a stare chiuso con altre tre persone che non hai mai visto prima (talora provocatori messi con te dall’amministrazione per renderti la vita ancora più complicata) in una stanza di 10 mq; non hai l’acqua calda per lavarti e ti viene impedita la cura dell’igiene personale; il cibo è poco e fa schifo, se vuoi comprarlo lo devi pagare due o tre volte il prezzo di mercato;
l’acqua non è potabile ma se vuoi bere senza ammalarti devi comprarla; se fa freddo non puoi riscaldarti e, se fa caldo, non esiste modo per rinfrescarsi, la tua cella raggiunge anche i 43ºC; soprattutto alle ragazze non è permesso uscire dalla cella in canottiera e/o pantaloncini; se stai male, se non ti aiutano i tuoi compagni di cella, nessuno ti soccorre; se finisci in ospedale i parenti ti possono visitare solo se ogni giorno passano prima dall’amministrazione per chiedere l’autorizzazione; gli unici farmaci che vengono somministrati sono il paracetamolo per qualsiasi patologia e il rivotril per rimbecillirti; se hai disturbi
psichiatrici vengono ignorati anche se sei pericoloso per te stesso e per gli altri; se sei italiano e ti lamenti le botte sono date con crudeltà, se sei straniero e ti lamenti potresti sparire nel nulla senza che nessuno sappia più niente di te; ogni tanto entrano nella tua cella con la scusa di una perquisizione e casualmente le cose che ti sono più care, libri, lettere e fotografie, cadono nel secchio pieno d’acqua in cui lavi la roba; i tuoi parenti vengono sottoposti a continue pressioni, devono fare ore di fila in qualunque condizione meteo e subire diverse vessazioni
nella speranza di poterti incontrare in una sala in cui sono presenti tante altre persone nelle medesime condizioni, i pacchi che ti mandano vengono frequentemente respinti, il cibo che ti mandano adulterato e spesso ti portano al colloquio in ritardo cosicché l’ora a cui avresti diritto si riduce a 10 minuti; non puoi avere un minimo di privacy con un* compagn.

Quelli che sono veramente suicidi dopo una vita di inferno di questo tipo non possono essere considerati tali.

ACCADE A UTA

Secondo dati ufficiali, nel periodo tra il primo gennaio 2025 ed oggi, il carcere di Uta è al primo posto in Italia per il numero di suicidi e per proteste mediante sciopero della fame e/o della sete, al quinto posto per i tentativi di suicidio, al nono per gli atti di autolesionismo.

Responsabile di tutto questo sono lo Stato italiano e i politici di ogni colore; il direttore Marco Porcu, la responsabile sanitaria Marina Rocca, i garanti Irene Testa e Gianni Loy, gli sbirri e i sindacati che li proteggono; gli indifferenti, quelli che si girano dall’altra parte pensando che la dignità di un uomo possa essere calpestata, umiliata e annullata da qualcuno a cui viene delegata ogni autorità per difendere l’ingiustizia di un sistema di assassini.

CHIUDERE UTA, CHIUDERE TUTTE LE GALERE, TUTT LIBER*

Anarchicx contro carcere e repressione